martedì 12 febbraio 2013

BEATO REGINALDO D’ORLEANS sacerdote (1180 circa -1220)

Professore di Diritto all’università di Parigi e decano della collegiata di Saint-Aignan, Reginaldo di Sanit-Gilles scese nel 1218 al seguito del vescovo di Orléans a Roma per recarsi in Terra Santa. Nella Città eterna venne in contatto col cardinale Ugolino (futuro Gregorio IX) e, tramite questi, con san Domenico. Il messaggio di povertà evangelica realizzato cos’ integralmente nel nuovo Ordine dei Predicatori ebbe profonde ripercussioni sull’animo insoddisfatto di Reginaldo; uomo dall’intelligenza aperta ai problemi religiosi del suo tempo e del suo paese (la Francia meridionale); egli avvertiva con un certo rimorso lo stridente contrasto tra la sua raffinata vita, tra la sua attività amministrativa e l’accorato appello lanciato alcuni anni prima (1215) dal IV Concilio Lateranense.

A Roma il brillante decano di Saint-Aignan cadde ammalato e fu sul punto di morire. Prima la visita di san Domenico (Che “lo invita a seguire la povertà di Cristo ed a entrare nell’Ordine”), poi la guarigione e la miracolosa apparizione della Vergine (“che gli mostrò l’abito completo dell’Ordine”) vinsero ogni resistenza. Reginaldo promise che, ritornato dalla Palestina, avrebbe militato tra i Predicatori.


Nel dicembre 1218, infatti, Domenico lo inviava a Bologna come suo vicario. Reginaldo, pienamente a suo agio in quella città studentesca, trasferì la comunità primitiva a San Niccolò delle Vigne e attrasse all’Ordine col fascino irresistibile della sua eloquenza allievi e docenti universitari. Ma un altro convento stava attraversando momenti diffiicli: Saint-Jacques di Parigi. E sul finire del 1219 Reginaldo, per ordine del Fondatore, parte per quella nuova missione.

Si ripete il fenomeno di Bologna: la comunità domenicana, prima quasi sconosciuta, assurge immediatamente a grande notorietà e la calda eloquenza dell’ex-professore induce a entrare nell’Ordine elementi qualificati. Ma a poche settimane dal suo arrivo a Parigi, verso il 12 febbraio 1220, Reginaldo muore. La notizia lascia affranto il Fondatore; soltanto lo consola sapere che Reginaldo (entrato nell’Ordine nemmeno da due anni) è morto col sorriso sulle labbra, ripetendo la sua gioia di aver abbracciato la povertà degli Apostoli.

A un confratello che gli aveva chiesto un giorno se gli fosse costato sottoporsi all’austera disciplina dell’Ordine, aveva risposto umilmente “Credo di non essermi fatto alcun merito vivendo in quest’Ordine, perché vi ho sempre trovato troppa gioia”. E della predicazione di lui, il beato Giordano scrisse: “La sua eloquenza era infuocata e la sua parola, come fiaccola ardente, infiammava l’animo degli ascoltatori; ben pochi avevano il cuore così indurito da resistere al calore di quel fuoco. Pareva un secondo Elia”. Reginaldo fu sepolto a Parigi nel cimitero benedettino di Notre-Dame-des-Champs. Fu beatificato da Pio IX nel 1875.

Mt. 19, 29

29Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.

Dagli “Scritti” del beato Giordano di Sassonia
Nell’anno 1218, mentre Maestro Domenico era a Roma, vi giunse, in procinto di passare il mare, il Decano di Saint-Aignan d’Orléans, Maestro Reginaldo. Era un uomo molto conosciuto, dotto e illustre per gli incarichi occupati; fra l’altro aveva retto per cinque anni al Parigi la Cattedra di Diritto Canonico. Orbene, costui, giunto a Roma, cadde gravemente ammalato. Maestro Domenico andò alcune volte a trovarlo; e quando lo esortò ad abbracciare la povertà di Cristo e a entrare nel suo Ordine, ne ebbe libero e pieno consenso: Reginaldo si obbligò anzi con voto.
Egli guarì da quella gravissima mortale malattia, ma non senza l’intervento di un miracolo divino. Infatti, mentre bruciava per la febbre, venne da lui in forma visibile la Regina del Cielo e Madre della Misericordia, la Vergine Maria che, ungendogli gli occhi, le narici, le orecchie, la bocca, le reni, le mani e i piedi con un unguento salutare che aveva portato con sé, aggiunse queste parole: “Ungo i tuoi piedi con l’olio santo, affinché essi siano pronti per annunciare il Vangelo di pace”. Inoltre gli mostrò l’abito intero del nostro Ordine.
Subito egli si sentì guarito e inaspettatamente ristabilito in tutte le sue forze, sicché i medici, che avevano disperato di salvarlo, constata la sua guarigione, ne rimasero stupefatti.
Questo strepitoso miracolo fu narrato in seguito da Maestro Domenico a molti che sono ancora vivi; e una volta a Parigi, mentre lo raccontava in una conferenza spirituale alla presenza di molti, ero presente anch’io.
Dopo avere così riacquistata la salute, Maestro Reginaldo, nonostante fosse già legato all’Ordine con professione, volle compiere il suo progetto di passare il mare. Al ritorno, venne a Bologna il 21 dicembre e si diede subito totalmente alla predicazione. La sua eloquenza sembrava un fuoco violento e la sua parola, come fiaccola ardente, infiammava il cuore di tutti gli ascoltatori: non c’era persona che fosse talmente di sasso da poter resistere al suo calore. Bologna tutta intera era allora in effervescenza, perché sembrava che un nuovo Elia fosse sorto.
In quei giorni egli ricevette nell’Ordine molti bolognesi e il numero dei discepoli comincià a crescere e molti altri ancora si aggiunsero al loro numero.
Quando poi fra Reginaldo, di santa memoria, giunse a Parigi, con infaticabile zelo si mise subito a predicare, con la parola e con l’esempio, Gesù Crocifisso. Ma il Signore lo tolse presto da questa terra. Giunto al suo termine, compì in breve tempo una lunga carriera. Dopo poco tempo cadde, infatti, ammalato , giunto a morte, si addormentò nel Signore volandosene verso le ricchezze della gloria della casa di Dio, lui, che da vivo, si era sempre dimostrato amante risoluto della povertà e del nascondimento.
Fu sepolto nella chiesa di Notre-Dame-des-Champs, dato che i frati non avevano ancora un luogo proprio per la sepoltura.
Mi viene ora in mente che, quando ancora vivo, una volta fra Matteo che lo aveva conosciuto fra gli onori e le comodità del mondo, gli domandò pieno di meraviglia: “Per caso, non provate qualche rimpianto, Maestro, per aver preso quest’abito?”. E lui abbassando la testa, rispose: “Io credo di non essermi fatto alcun merito vivendo in quest’Ordine, perché vi ho sempre trovato troppa gioia”.

Dalla liturgia:
La semente è la parola di Dio,
il seminatore è Cristo;
chi lo ascolta vivrà in eterno.

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