mercoledì 23 gennaio 2013

Beato Enrico Suso Sacerdote Domenicano 1295 (1300)- 1366

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Le grandi acque non possono spegnere l'amore
né i fiumi travolgerlo.
Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
in cambio dell'amore, non ne avrebbe che disprezzo.

Enrico nacque il 21 marzo 1295 (o più verosimilmente intorno al 1300).
Enrico prese il cognome della mamma, essendo possibile a quell’epoca scegliere tra quello paterno e quello materno: l’amore e la venerazione che sempre manifestò verso di lei possono benissimo spiegare tale scelta.
Da bambino fu molto delicato di salute ed era un ragazzo amabile, socievole e stimato dagli amici per le sue doti intellettuali. Il convento domenicano di San Nicola sorgeva sull’isola che si trova nel punto in cui il fiume Reno esce dal lago ed era uno dei migliori della provincia teutonica. In questa comunità Enrico fu accettato all’età di tredici anni, lieto da parte sua di cercare il vero amore e fornito di una ricca dote che certo costituiva una buona risorsa per le necessità del convento.
Riferendosi agli inizi della sua vita religiosa, fra Enrico scrive: «Quantunque da cinque anni avessi un’apparenza di vita spirituale, il mio spirito era ancora dissipato». Ma un’esistenza così mediocre non era fatta per lui: l’attrattiva di una vita di unione mistica con Dio lo spinse ad abbracciare in modo radicale quell’ideale di vita contemplativa ed attiva che aveva scelto precocemente, ma liberamente. Dalla lettura dei libri sapienzali della Bibbia fu spinto ad orientare il suo cammino spirituale verso l’Amore rappresentato nella figura della Divina Sapienza che, quale sposa delicata ed amica diletta, si offre a tutti per essere amata. Aveva diciotto anni quando avvenne la sua conversione decisiva. Questo cambiamento non passò inosservato ed alcuni confratelli gli insinuarono il dubbio che non avrebbe potuto perseverare. Ma Fra Enrico, pur soffrendo per l’isolamento in cui veniva a trovarsi, continuò nel cammino intrapreso. Approfondì a poco a poco la sua concezione iniziale della Sapienza, finché giunse ad identificarla con la persona di Cristo e ad amare in essa il Verbo Incarnato, al quale la sua anima si unì in mistiche nozze.
Dopo aver compiuto gli studi filosofici e teologici a Costanza, fra Enrico, poco più che ventenne, venne inviato allo Studium generale fondato da Sant’Alberto Magno a Colonia, dove insegnava il grande Maestro Eckhart. Questo figlio di San Domenico, poco compreso dai contemporanei, esercitava una forte attrattiva sui giovani domenicani ed anche fra Enrico ne divenne un discepolo convinto e fedele, soffrendo quindi molto quando Maestro Eckhart fu accusato di eresia, intorno al 1325. Negli insegnamenti del Maestro circa l’ascesa dell’anima verso Dio, egli trovò la via luminosa da seguire per giungere all’unione mistica.
Se fino a quel momento fra Enrico aveva considerato utile pratticare penitenze per conformarsi meglio alla Passione del Crocifisso, dal Maestro Eckhart apprese che, in vista di un amore totalitario, è più utile l’abbandono passivo in Dio, la paziente sopportazione di sé e delle proprie imperfezioni, la rinuncia al proprio io e ad ogni soddisfazione terrena.
Fu una «seconda» conversione destinata a prepararlo alle sofferenze interiori che lo attendevano.
Non si sa quanti anni Enrico Suso si sia fermato a Colonia, ma certamente il suo rapporto con Maestro Eckhart fece nascere sospetti di falsa dottrina anche contro di lui. Pochi anni dopo, infatti, venne accusato e dovettediscolparsi davanti al Capitolo dell’Ordine riunito nelle Fiandre. Ritornato nella sua città nativa, venne nominato Lettore del convento di San Nicola. Nel tempo libero compose le «Cento meditazioni sulla Passione di Nostro Signore»; esse furono aggiunte al «Libro della Sapienza Eterna», che costituisce il frutto più maturo e più bello della mistica tedesca; redatto in seguito in latino, prese il titolo di «Horologium Sapientiae». Diede anche gli ultimi ritocchi al «Dialogo della verità» che aveva già composto a Colonia. Proprio da questi libri, che riecheggiavano in qualche passo gli insegnamenti di Eckhart, i suoi accusatori trovarono motivo per incolparlo di «dottrine errate». Egli ne fu deposto dall’ufficio di Lettore.
Libero dall’insegnamento, fra Enrico si dedicò all’apostolato, alla direzione delle anime e alla predicazione itinerante.
I momenti migliori per lui erano quelli che dedicava alle monache domenicane, di cui esistevano ben 65 monasteri nei territori di lingua tedesca. Visitò frequentemente quello di Toss in Svizzera, che poteva raggiungere con una giornata di cammino e dove incontrò Elisabetta Stagel, futura saggia raccoglitrice dei suoi insegnamenti. Accettò di esserne la guida spirituale aiutandola a progredire e a discernere nelle esperienze mistiche l’opera di Dio
Nei suoi viaggi apostolici fra Enrico affrontò numerosi disagi e seri pericoli per la vita, ma nulla lo fermò. Si era attribuito il titolo di «Karrner di Dio»: nelle città medioevali era l’uomo che caricava le immondizie sul carro nero per portarle fuori città.
Dopo varie sofferenze morali, una calunnia distrusse il suo onore di sacerdote e di religioso e lo obbligò a lasciare per sempre l’amata città nativa. Una giovane donna attribuì pubblicamente la paternità del suo bambino a fra Enrico e lo scandalo trovò molte persone disposte a credere alle sue parole, anche tra gli amici.
Nonostante la crudele delusione per il venir meno d’ogni amicizia umana e il peso di quella calunnia da cui non poteva difendersi, egli affidò se stesso a Dio e da Lui solo sperò l’aiuto. In silenzio accettò di essere trasferito ad Ulma, città sulle rive del Danubio, dove riprese la sua attività pastorale e continuò le sue peregrinazioni di predicatore. Ben presto i suoi superiori ebbero la prova della sua innocenza, ma egli non tornò più a Costanza.
Enrico Suso morì il 25 gennaio 1366 e venne sepolto nella chiesa dei Domenicani di Ulma, presso l’altare di San Pietro Martire.
Con la demolizione della chiesa nel XVI secolo si perse ogni traccia del suo sepolcro, mentre si diffondeva sempre più il suo culto via via che erano conosciuti i suoi libri. Fu dichiarato ufficialmente Beato dal Papa Gregorio XVI il 16 aprile 1831.

 

2 commenti:

Laura ha detto...


"Volete avere il senso di Dio? Imparate a rientrare in voi stessi. Volete ricevere nuova luce e nuova grazia di Dio? imparate a riconoscere i suoi doni e a ringraziarlo per ogni bene da lui ricevuto" (Beato Enrico Suso)

Suorlo' ha detto...

l'Avvenire di oggi definisce il Beato Enrico "Pellegrino dell'anima sulle tracce di Dio" e precisa:...
"Sono i testimoni come il beato Enrico Suso, o Susone, a ricordarci che la fede non è solo scelta razionale ma prima di tutto uno stato dell'anima, un percorso spirituale che può dare senso alla quotidianità solo se vissuta con il cuore aperto al trascendente". Che questo beato, dolce e mite, ci metta nel cuore il desiderio di aprirci a Dio, alla sua realtà trascendente che ci si offre costantemente come amore immanente!