giovedì 17 gennaio 2013

...Virtù della Beata Imelda, povertà...

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L’Eucaristia è la scuola di vita spirituale di Imelda, che riproduce e vive le virtù che apprende, perché già realizzate e vissuta da Gesù in Sacramento.

“Questa cara fanciulla nelle sua breve vita c’insegna  che in qualunque stato ci troviamo possiamo essere gli imitatori della povertà eucaristica…

“Beati i poveri di spirito, ha detto Gesù…beati se nell’Ostia divina, ad imitazione d’Imelda, sapremo trovare il modello di così grande virtù, la forza per sopportare i disagi. (AL IV 12 (24).

La piccola Imelda mostra l’identità del suo essere modello e la sua mediazione, perché la sua imitazione ci conduce a Gesù nel Tabernacolo. La modalità di questo itinerario è così espressa da P. Giocondo:

 “Oh, cara Imelda, che per imitare la povertà di Gesù rinunciasti con tanto entusiasmo al lusso, alle ricchezze di cui eri circondata, abbracciando con cuore magnanimo una vita di spogliamento, fa che noi pure comprendiamo il valore di questa virtù aneliamo ai divini tesori che ci offre Gesù nel sacramento d’amore…” (Ibid).

Quante cose possediamo, quante cose cose ci circondano tutti i giorni. E le riteniamo tutte indispensabili, guai se venisse a mancare qualcosa. E' questo assordante rumore, quest'accozzaglia di oggetti che insiste nelle nostre vite che ci impedisce di guardare agli altri, al mondo così com'è realmente, semplice, in un certo senso povero. 

La nostra dignità non dipende da ciò che possediamo. Durante tutta la vita terrena, Gesù ha continuato a darci questo insegnamento e nell’Eucaristia ha scelto un segno di povertà, il pane, che nemmeno l’oro delle nostre chiese può cancellare. Davanti all’Eucaristia c’è spesso anche la povertà della nostra freddezza e indifferenza.

Imelda aveva capito l’invito evangelico della povertà che non sta nell'impoverirsi, ma nel ricercare l'essenziale, il necessario, ciò che è dignitoso. Le cose ci servono, nel senso che sono al nostro servizio, ma spesso diventano come bagagli pesanti che disturbano l’attenzione alla vita dello spirito. Il rinunciare a qualcosa è una conquista di libertà, nel momento in cui la rinuncia si trasforma nel vedere che quella cosa è un surplus. Il senso dell'avere dovrebbe essere nel bisogno, non nel collezionismo. In questo modo, da questa povertà eucaristica, si genera ricchezza e aiuto per chi ha meno di me: si genera comunione.

1 commento:

Miriam ha detto...

“Gesù disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!»” .
Quanto e’ difficile per noi, a noi, lasciar tutto quello che abbiamo, ogni bene materiale che ci circonda per seguire Lui. La Beata Imelda c’e’ riuscita, si e’ tuffata nel suo Amore e si e’ lasciata illuminare dalla Sua Luce.
Noi dobbiamo slegarci da quello che possediamo e imparare ad abbandonarci a LUI.