mercoledì 30 gennaio 2013

...Le virtù della Beata Imelda...l'obbedienza

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E’ un’altra virtù eucaristica, insegnata da Imelda e che ella ricercava così come si esprime p. Giocondo:
“…Imelda andava al tabernacolo, divenuto la sua scuola per imparare a obbedire.. la santa eucaristia era diventata l’unico centro della sua vita…e non poteva ricevere Gesù a causa dell’età…Era dura la prova, ma non si lamentava, non si ribellava agli ordini dei Superiori. Ad esempio di Gesù Sacramentato,voleva ubbidire a qualunque costo uniformando al sua volontà a quella dei suoi superiori…” (Ibid. 11)


L’obbedienza di Imelda appresa alla scuola di Gesù Eucaristia si  manifestava soprattutto  in ordine all’amore e di questo era la riprova:
“…Un ardore sempre crescente consumava l’anima di Imelda che non aveva che un unico immenso  desiderio, come immenso era il suo amore: ricevere Gesù, nutrirsi della sua carne…e non poteva più contenere quella ardente brama del suo cuore e andava scongiurando con lacrime che mettessero fine al suo martirio. (AL IV 12 (12).

L’obbedienza, pur scaturendo dall’esempio di Gesù sacramentato, trova nell’amore la sua ragione.
Se la piccola Imelda è modello per l’esercizio della virtù dell’obbedienza, P. Giocondo dichiara, nel confronto con lei, alcune situazioni perché noi pure ci esaminiamo e conclude il discorso con parole che diventano preghiera:
“Oh, soave fanciulla, o dolce Imelda, fa’ che anche noi impariamo e pratichiamo le sublimi lezioni che partono dall’Ostia divina: se Gesù obbedisce alla volontà della sua creatura, perché noi non obbediamo a  quella di Gesù? (Ibid).


L’obbedienza che pratica la piccola Imelda nasce dall’impeto incontenibile di amore che prova e, pertanto, divine il segno più manifesto dell’amore. “Per obbedire hai dovuto contenere la fiamma divina che ti faceva languire d’amore…” (Ibid).
Conseguentemente rivela che l’amore è il fondamento dell’obbedienza che viene sempre più stimolata da esso. “…Fa’ che noi, in premio di quella obbedienza che sul tuo esempio ti promettiamo di praticare, siamo accesi di quel fuoco santo…” (Ibid).

Nell’Eucaristia, Gesù continua l’offerta che ha fatto di se stesso sulla croce, come atto supremo di obbedienza al Padre. Un’obbedienza piena di amore, che fu la caratteristica di tutta la sua vita e lo portò perfino a dire: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato” (Gv 4, 34).

Il grande desiderio dell’Eucaristia spingeva Imelda a chiedere, a supplicare…, ma a chi aveva autorità nella comunità era difficile capire che questo desiderio era volontà di Dio. Imelda con docilità obbediva e attendeva. Anche quando si compì il miracolo, Imelda ricevette la comunione eucaristica dal sacerdote perché “tutto avvenga con ordine” (1Cor 14, 40).

“Onora il padre e la madre” dice il comandamento di Dio. A quali altre persone mi è chiesto di essere obbediente? Quando sono incerto sul mio comportamento, cerco il consiglio di qualche persona che mi possa insegnare il bene? La mia obbedienza è anche una responsabile collaborazione per il bene di tutti?

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