mercoledì 30 gennaio 2013

SAN TOMMASO D’AQUINO sacerdote e dottore della Chiesa (1225-1274)

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Tu non possiedi la verità: è la verità che possiede te.


Sbocciato a pochi anni dalla morte di san Domenico dai conti d’Aquino, Tommaso era destinato a realizzare perfettamente l’ideale dell’ardente Spagnolo: “Contemplata aliis tradere”.
Dopo una permanenza nell’abbazia benedettina di Montecassino dove ricevette la prima educazione religiosa e umanistica, passò all’università di Napoli; il contatto con fra Giovanni di San Giuliano gli fece prendere coscienza della sua vocazione apostolica. All'età di 18 anni entrò nell'ordine domenicano e, dopo un soggiorno nel suo castello di Roccasecca, dove si dedicò allo studio delle Sentenze e dei testi aristotelici (tradotti da Michele Scoto), lasciò l'Italia (1246).e superando l’accanita opposizione dei famigliari, fu a Colonia, allievo di sant’Alberto Magno (1248-1252). A trentun anni siede col grado di maestro sulla cattedra parigina di teologia, che diverrà faro di luce, avamposto della sapienza, convegno e teatro di appassionate lotte. Tommaso alterna l’insegnamento con un’efficace predicazione e tempestivi interventi presso la curia romana. Vincolato da cordiale amicizia a san Bonaventura, cadde ammalato mentre – come lui – si avviava al Concilio di Lione. Morì nell’abbazia di Fossanova il 7 marzo 1274. Fu canonizzato il 18 luglio 1323, da Giovanni XXII, proclamato dottore della Chiesa da san Pio V nel 1567 e patrono delle scuole cattoliche da Leone XIII nel 1879.
La tradizione cattolica e il magistero pontificio è unanime nel riconoscere in lui il “dottore per eccellenza” (“doctor communis”) e la sua opera è additata come l’espressione massima del pensiero cristiano. “In lui la Scienza e la santità sono un eguale riflesso della divina bellezza che la Sapienza Divina irradia con inesauribile fecondità di bene.
Senza dubbio alcuno, nella storia della cultura egli segna una mirabile vittoria dello spirito: amorosamente accogliendo ogni particella di verità sparsa nel mondo della cultura, non solo ne fa una sintesi armoniosa e pura, ma – con eroica coerenza morale – la vive e fa toccare con mano che la contemplazione costruttiva e operosa non è vana parola” (Pera).
Si commemora la deposizione delle reliquie di san Tommaso (1369) a Tolosa, nella chiesa a lui dedicata (les Jacobins). Trasportate durante la Rivoluzione francese nella cripta di Saint-Sernin (1792), ritornarono finalmente nel 1974 alla loro sede primitiva.

Vi Proponiamo di seguito alcuni testi dal Supplemento della Liturgia delle Ore dell’Ordine Domenicano, davvero significati in relazione alla vita di questo grande uomo.

Poiché hai chiesto il discernimento nel giudicare, ecco, faccio come tu hai detto: ti concedo un animo saggio e intelligente, dice il Signore.

Sal. 39


2 Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.

3 Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose,
dal fango della palude;
ha stabilito i miei piedi sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.

4 Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.

5 Beato l'uomo che ha posto la sua fiducia nel Signore
e non si volge verso chi segue gli idoli
né verso chi segue la menzogna.

6 Quante meraviglie hai fatto,
tu, Signore, mio Dio,
quanti progetti in nostro favore:
nessuno a te si può paragonare!
Se li voglio annunciare e proclamare,
sono troppi per essere contati.

7 Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.

8 Allora ho detto: "Ecco, io vengo.
Nel rotolo del libro su di me è scritto
9 di fare la tua volontà:

mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo".

10 Ho annunciato la tua giustizia nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai.

11 Non ho nascosto la tua giustizia dentro il mio cuore,
la tua verità e la tua salvezza ho proclamato.
Non ho celato il tuo amore
e la tua fedeltà alla grande assemblea.

12 Non rifiutarmi, Signore, la tua misericordia;
il tuo amore e la tua fedeltà mi proteggano sempre,

13 perché mi circondano mali senza numero,
le mie colpe mi opprimono e non riesco più a vedere:
sono più dei capelli del mio capo,
il mio cuore viene meno.

14 Dégnati, Signore, di liberarmi;
Signore, vieni presto in mio aiuto.

15 Siano svergognati e confusi
quanti cercano di togliermi la vita.
Retrocedano, coperti d'infamia,
quanti godono della mia rovina.

16 Se ne tornino indietro pieni di vergogna
quelli che mi dicono: "Ti sta bene!".

17 Esultino e gioiscano in te
quelli che ti cercano;
dicano sempre: "Il Signore è grande!"
quelli che amano la tua salvezza.

18 Ma io sono povero e bisognoso:
di me ha cura il Signore.
Tu sei mio aiuto e mio liberatore:
mio Dio, non tardare.


 

L’anima perciò agisce in maniera virtuosa e perfetta quando opera per mezzo della carità, mediante la quale Dio dimora in essa. Senza la carità, in verità l’anima non agisce: “Chi  non ama rimane nella morte” (1 Gv 3,14).

SIR 39, 1b - 14


[1] Differente è il caso di chi si applica 
e medita la legge dell'Altissimo. 
Egli indaga la sapienza di tutti gli antichi, 
si dedica allo studio delle profezie. 

[2] Conserva i detti degli uomini famosi, 
penetra le sottigliezze delle parabole, 

[3] indaga il senso recondito dei proverbi 
e s'occupa degli enigmi delle parabole. 

[4] Svolge il suo compito fra i grandi, 
è presente alle riunioni dei capi, 
viaggia fra genti straniere, 
investigando il bene e il male in mezzo agli uomini. 

[5] Di buon mattino rivolge il cuore 
al Signore, che lo ha creato, prega davanti all'Altissimo, 
apre la bocca alla preghiera, implora per i suoi peccati. 

[6] Se questa è la volontà del Signore grande, 
egli sarà ricolmato di spirito di intelligenza, 
come pioggia effonderà parole di sapienza, 
nella preghiera renderà lode al Signore. 

[7] Egli dirigerà il suo consiglio e la sua scienza, 
mediterà sui misteri di Dio. 

[8] Farà brillare la dottrina del suo insegnamento, 
si vanterà della legge dell'alleanza del Signore. 

[9] Molti loderanno la sua intelligenza, 
egli non sarà mai dimenticato, 
non scomparirà il suo ricordo, 
il suo nome vivrà di generazione in generazione. 

[10] I popoli parleranno della sua sapienza, 
l'assemblea proclamerà le sue lodi. 

[11] Finché vive, lascerà un nome più noto di mille, 
quando muore, avrà già fatto abbastanza per sé. 

[12] Esporrò ancora le mie riflessioni, 
ne sono pieno come la luna a metà mese. 

[13] Ascoltatemi, figli santi, e crescete 
come una pianta di rose su un torrente. 

[14] Come incenso spandete un buon profumo, 
fate fiorire fiori come il giglio, 
spargete profumo e intonate un canto di lode; 
benedite il Signore per tutte le opere sue. 


La Legge della divina carità
Dagli “Opuscoli teologici ” di san Tommaso d’Aquino, sacerdote; in Opuscula theologica, II, nn. 1137-1154, ed. Marietti, 1954.

"E’evidente che non tutti possono dedicarsi a fondo alla scienza; e perciò Cristo ha emanato una legge breve e incisiva che tutti possano cono­scere e dalla cui osservanza. nessuno per ignoranza possa ritenersi scusato. E questa è la legge della divina carità. Ad essa accenna l’Apostolo con quelle parole: “Il Signore pronunzierà sulla terra una parola breve” (Rm 9, 28). 
Questa legge deve costituire la norma di tutti gli atti umani. Come infatti vediamo nelle cose artificiali che ogni lavoro si dice buono e retto se viene compiuto secondo le dovute regole, così anche si riconosce come retta e virtuosa la azione dell’uomo, quando essa è conforme alla re­gola della divina carità. Quando invece è in con­trasto con questa norma, non è né buona, né retta, né perfetta. 
Questa legge dell’amore divino produce nel­l’uomo quattro effetti molto desiderabili. In primo luogo genera in lui la vita spirituale. E’ noto in­fatti che per sua natura l’amato è nell’amante. E perciò chi ama Dio, lo possiede in sé medesimo: “Chi sta nell’amore sta in Dio e Dio sta in lui” (1 Gv 4, 16). E’ pure la legge dell’amore, che l’aman­te venga trasformato nell’amato. Se amiamo il Si­gnore, diventiamo anche noi divini: “Chi si unisce al Signore, diventa un solo spirito con lui ” (1 Cor 6, 17). A detta di sant’Agostino, “come l’anima è la vita del corpo, così Dio è la vita dell’anima ”. L’anima perciò agisce in maniera virtuosa e per­fetta quando opera per mezzo della carità, me­diante la quale Dio dimora in essa. Senza la carità, in verità l’anima non agisce: “Chi non ama rimane nella morte” (1 Gv 3, 14). Se perciò qualcuno pos­sedesse tutti i doni dello Spirito Santo, ma non avesse la carità, non avrebbe in sé la vita. Si tratti pure del dono delle lingue o del dono della fede o di qualsiasi altro dono: senza la carità essi non conferiscono la vita. Come avviene di un cadavere rivestito di oggetti d’oro o di pietre preziose: resta sempre un corpo senza vita. 
Secondo effetto della carità è promuovere la osservanza dei comandamenti divini: “L’amore di Dio non è mai ozioso — dice san Gregorio Magno —quando c’è, produce grandi cose; se si rifiuta di essere fattivo, non è vero amore”. Vediamo infatti che l’amante intraprende cose grandi e difficili per 1’amato: “Se uno mi ama osserva la mia parola”(Gv 14, 25). Chi dunque osserva il comandamento e la legge dell’amore divino, adempie tutta la legge. 
Il terzo effetto della carità è di costituire un aiuto contro le avversità. Chi possiede la carità non sarà danneggiato da alcuna avversità: “Ogni cosa concorre al bene di coloro che amano Dio ”(Rm 8, 28); anzi è dato di esperienza che anche le cose avverse e difficili appaiono soavi a colui che ama. 
Il quarto effetto della carità è di condurre alla felicità. La felicità eterna è promessa infatti soltanto a coloro che possiedono la carità, senza la quale tutte le altre cose sono insufficienti. Ed è da tenere ben presente che solo secondo il diverso grado di carità posseduto si misura il diverso grado di felicità, e non secondo qualche altra virtù. Molti infatti furono più mortificati degli Apostoli; ma questi sorpassano nella beatitudine tutti gli altri proprio per il possesso di un più eccellente grado di carità. E così si vede come la carità ot­tenga in noi questo quadruplice risultato. 
Ma essa produce anche altri effetti che non vanno dimenticati: quali, la remissione dei peccati, l’illuminazione del cuore, la gioia perfetta, la pace, la libertà dei figli di Dio e l’amicizia con Dio."
   

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