giovedì 27 giugno 2013

Madri e padri di famiglia

Untitled Document Stamattina, piena di buoni propositi, accompagnata dalle sublimi note del Requiem di Mozart faccio per mettermi a studiare...ma nulla da fare, un pensiero mi ronza in testa: " Di chi ci si può fidare?".
A volte, ritornando su qualche riflessione personale fatta su un accaduto, anche banale, mi rendo conto che non è sempre facile scoprirsi a fare buoni pensieri, a non pensare male di quella o quell’altra persona.
Mi scopro a costruire castelli di carte, realtà virtuali, alle quali attribuisco più importanza di quella che realmente hanno, come se tutto il mondo girasse intorno a quell’evento, a quelle persone…
Considero la pochezza, la semplicità, anzi banalità della mia vita: in questa sua banalità umile, da humus...terra...polvere...nulla più. Così bella è la vita, così poco serve per vivere che è sorprendente come riusciamo a complicarla con cose inutili, pesi che ci schiavizzano e imbrigliano in una palude soffocante.
Guardo le persone intorno a me e ne vedo tante, troppe, schiave di questi complotti, che... esistono solo nella loro testa, nella mia testa.
Ancora una volta il Papa parla di relazioni genitoriali: madri e padri della chiesa, degli altri. Sono parole rivolte alle religiose, ai sacerdoti... sono parole rivolte a ciascuno di noi in quanto uomini e donne adulte, mature.
Guardare il mondo, l'altro, soprattutto il più prossimo a noi, quello con il quale tutti i giorni ci sediamo a pranzo e cena con materna cura, con la diligenza del buon padre di famiglia prescritta anche dal codice civile, in un clima di fiducia e libertà di essere sè stessi così come siamo.
La voglia di maternità\paternità è iscritta nelle fibre più profonde dell'uomo e della donna:  "Quando manca questa voglia, manca qualcosa nell'uomo. Qualcosa non va. Tutti noi per diventare pieni, per essere maturi, dobbiamo sentire la gioia della paternità: anche noi celibi. La paternità è dare la vita agli altri, dare la vita, dare la vita... Per noi, sarà la paternità pastorale, la paternità spirituale, ma è dare la vita, diventare padri"... e madri. (Omelia in S. Marta)

è dare la vita, è dare fiducia, è dare amore, è appoggiare, sostenere chiunque in ciò che lo smuove nel profondo, è sostenere progetti che non sono tuoi, che non porteresti mai avanti, è chiudere un occhio, anzi tutti e due, non per non vedere, ma per pregare, per commuoverti, per amore.
Una madre, un padre difendono i figli, la famiglia, con tutta la loro vita, nel lavoro, nelle attività; un padre e una madre sanno cosa significa difendere i figli. E tutti noi dovremmo chiedere di saper essere un po' madri e un po' padri degli altri, di saperli\volerli difendere, di saperli\volerli curare, coccolare... partendo da chi dorme sotto il nostro stesso tetto, dalle nostre comunità, dai gruppi nei quali ci inseriamo. Desiderare questa benevolenza, questo amore, questa cura per ciò che è anche mio e che è anche di Dio.
Un genitore non sgrida il figlio per giudicarlo, per uccidere i suoi desideri, i suoi aneliti di vita. Dialoga, dialoga con lui sempre, anche alzando la voce, anche scontrandosi, ma volendogli un bene infinito...e i suoi occhi scoppiano di fiducia nel figlio, anche se non condivide le sue scelte, anche se per sè non sceglierebbe così, ma lo appoggia comunque.
Un genitore non complotta. Una famiglia non può reggersi sul complotto, perchè le malelingue soffocano la famiglia, come i rovi soffocano i semi gettati nel campo.
Fare famiglia non è screditare, ma valorizzare, premiare, sostenere, condividere, apprezzare, desiderare conoscere, relazionarsi, volersi bene come ci vuole bene Dio.
Avere figli e non diventare padri, madri è come non portare la vita a compimento, non maturare mai. E questo si vede nei nostri atteggiamenti, si sente nelle nostre parole, si percepisce nei nostri sguardi.
Ci è stata data la grazia di una vita perchè la viviamo liberamente, perchè possiamo sentirci figli, non solo di Dio o dei nostri genitori. Abbiamo un Padre\Madre celeste che ci guarda con occhi compiaciuti, pieni di lacrime, di commozione, orgogliosi di quello che vedono che siamo.
Se solo ci prendessimo la briga di pregare davvero, e quindi dialogare continuamente con nostro Signore, forse saremmo un po' meno granitici e un po' più in discussione.
Forse sapremmo confrontarci con gli altri più umanamente, con maggiore onestà.
Forse ci confronteremmo su come essere madri e padri, sulle gioie e le fatiche dell'esserlo e la smetteremmo di implorare vuote pietà, supplicare la morte dei sogni altrui, l'affossamento delle altrui speranze per le nostre certezze.
Chiediamo allo Spirito di insegnarci ad avere occhi di Dio, parole di Dio, orecchie e cuore di Dio...
Ah! Che terra\humus fecondo possiamo essere..un giardino fiorito.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

"Io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango
io lo so che non sono solo
anche quando sono solo
io lo so che non sono solo
e rido e piango e mi fondo con il cielo e con il fango

La città un film straniero senza sottotitoli
una pentola che cuoce pezzi di dialoghi
come stai quanto costa che ore sono
che succede che si dice chi ci crede
e allora ci si vede
ci si sente soli dalla parte del bersaglio
e diventi un appestato quando fai uno sbaglio
un cartello di sei metri dice tutto è intorno a te
ma ti guardi intorno e invece non c'è niente.
Un mondo vecchio che sta insieme solo grazie a quelli che
hanno ancora il coraggio di innamorarsi
e una musica che pompa sangue nelle vene
e che fa venire voglia di svegliarsi e di alzarsi
smettere di lamentarsi
che l'unico pericolo che senti veramente
è quello di non riuscire più a sentire niente
di non riuscire più a sentire niente.
Il battito di un cuore dentro al petto
la passione che fa crescere un progetto
l'appetito la sete l'evoluzione in atto
l'energia che si scatena in un contatto.."
("Fango" di Jovanotti)

Unknown ha detto...

"Sbocciano i fiori sbocciano,
e danno tutto quel che hanno in libertà,
donano non si interessano,
di ricompense e tutto quello che verrà,
mormora la gente mormora
falla tacere praticando l'allegria.." (Le tasche piene di sassi)

Anonimo ha detto...

All’interno di ogni “gruppo”, di qualsiasi tipo, ci stanno le gelosie, le paure, le ingerenze, come anche le condivisioni, la solidarietà, l'amore... ci sarà sempre chi ha da dire che si può fare diversamente o meglio o chissà cos'altro...c’è e ci sarà sempre chi guarda con sospetto ciò che non la coinvolge direttamente.. “Se qualcuno viene a trovare me, a parlare con me, va bene; se viene per un’altra...cosa dovranno poi dirsi, guarda come perdono tempo, che motivi ci sono..”. Ma appunto “fare famiglia non è screditare, ma valorizzare, premiare, sostenere, condividere, apprezzare, desiderare, conoscere, relazionarsi, volersi bene, come ci vuole bene Dio”. E’ alzarsi ogni mattina e decidere di dare fiducia agli altri, alle altre, perché Dio fa così con noi: abbiamo bisogno di passare dalle parole ai fatti, di iniziare davvero a prenderci cura di chi ci vive accanto.