Come possiamo prendere contatto con la
realtà del nostro "essere scelti", quando siamo circondati dal rifiuto? [continua]
Ho appena detto che questo implica una vera lotta spirituale. C'è qualche norma di
comportamento in questa lotta? Vorrei tentare di precisare.
In primo luogo, devi
continuare a smascherare il mondo e vederlo com'è: una realtà che
manipola, che opprime, affamata di potere e alla fine distruttiva. Il mondo ti
dice molte bugie su quello che sei, e tu devi semplicemente essere abbastanza
realistico da ricordarlo a te stesso. Ogni
volta che ti senti urtato, offeso o
rifiutato, devi osare dirti questo: «Questi sentimenti, per quanto forti siano, non mi dicono la
verità su me stesso. La verità,
anche se non posso afferrarla bene
adesso, è che io sono il figlio scelto di Dio, prezioso agli occhi di Dio, chiamato Amato da tutta
l'eternità e tenuto al sicuro in un infinito abbraccio».
Secondariamente, devi continuare a
cercare persone e
luoghi dove la tua verità è detta, e dove ti si ricorda la tua più profonda
identità, cioè l'essere scelto. Sì, devi
preoccuparti di scegliere coscientemente il nostro "essere scelti" e
non permettere che le nostre emozioni, sentimenti o passioni ci spingano a
rifiutare noi stessi. Le sinagoghe, le chiese, le molte comunità di fede, i diversi gruppi di sostegno che ci
aiutano a dedicarci agli altri, la
famiglia, gli amici, gli insegnanti, gli studenti: ognuna di queste
realtà può diventare un richiamo alla nostra
verità. Il limitato, a volte incerto,
amore di coloro con i quali condividiamo
la nostra umanità, può spesso indicarci la verità di ciò che siamo: esseri preziosi agli occhi di
Dio. Questa verità non è
semplicemente una verità interiore
che emerge dal nostro intimo. Ma è anche la verità che ci è stata rivelata da Colui che ci ha scelto.
Questo è il motivo per cui dobbiamo continuare ad ascoltare i molti uomini e donne che nella storia,
attraverso le loro vite e le loro parole, ci riportano a questa verità.
In terzo luogo, devi celebrare il tuo "essere scelto" costantemente. Questo significa dire
"grazie" a Dio per avere scelto te, e dire "grazie"
a tutti coloro che ti ricordano che sei scelto. La gratitudine è il modo più fecondo per approfondire la tua consapevolezza che
non sei un "incidente", ma
una scelta divina. È importante
rendersi conto di quanto spesso abbiamo avuto delle possibilità di essere grati e non le abbiamo usate. Quando qualcuno è gentile con noi, quando una situazione si mette bene, quando un problema è risolto, quando un rapporto è ristabilito,
quando una ferita è guarita, ci sono ragioni molto concrete per rendere grazie: sii grato con le parole, con i
fiori, con una lettera, una
cartolina, con una telefonata o con un
semplice gesto d'affetto. Nondimeno proprio la stessa situazione può
offrirci l'occasione per essere critici,
scettici, anche cinici, perché quando qualcuno è gentile con noi, possiamo interrogarci sui suoi motivi; quando una situazione si mette bene, poteva sempre
andare ancora meglio; quando un problema è risolto spesso altri emergono al suo
posto; quando un rapporto è ristabilito,
rimane sempre la domanda: «per quanto
tempo?»; anche quando una ferita è guarita, può esserci ancora qualche
dolore... Dove esiste motivo di gratitudine,
si può anche trovare motivo di amarezza.
È qui che noi siamo confrontati con la libertà
di decisione. Possiamo decidere di essere grati o amari. Possiamo decidere di riconoscere il nostro "essere
scelti", oppure possiamo decidere di concentrarci sul lato oscuro. Se persistiamo nel guardare
il lato oscuro, alla fine finiremo
nell'oscurità.
Ogni giorno vedo succedere questo nella nostra comunità.
Coloro che vi appartengono, uomini e donne con infermità mentali, hanno molte ragioni per essere amari. Molti di loro sperimentano una profonda solitudine, il rifiuto da parte di certi membri della
propria famiglia o di taluni amici,
l'inappagato desiderio di avere un
compagno nella vita, e la continua frustrazione di avere sempre bisogno di assistenza. Eppure, per lo più, essi scelgono di non restare
nell'amarezza, ma di essere grati per
i tanti piccoli doni che ricevono nelle loro vite – un invito a pranzo,
qualche giorno di evasione o il festeggiamento del compleanno e,
soprattutto, la loro vita giornaliera nella comunità insieme a persone che
offrono loro amicizia e sostegno. Essi scelgono la gratitudine al posto
dell'amarezza e diventano una fonte di
speranza e ispirazione per tutti i loro assistenti che, sebbene non siano
malati mentali, devono fare la stessa scelta. Se continuiamo a pretendere la luce, diventeremo gradualmente sempre più radiosi. Quello che tanto mi affascina è
che ogni volta che decidiamo di essere
grati, sarà più facile vedere nuove
cose per esserlo ancora. La gratitudine
genera gratitudine, proprio come l'amore genera amore.
Spero che queste tre norme per entrare in sintonia
con il tuo "essere scelto" possano aiutarti nella vita di
tutti i giorni. Per me, esse costituiscono le discipline spirituali per la mia
vita di persona scelta. Non è facile praticarle, specialmente durante i
momenti di crisi. Prima di conoscerle, mi ritrovavo a lagnarmi, a rimuginare su qualche rifiuto e tramare il modo di
prendermi la rivincita, ma da quando
mi tengo strette al cuore queste
discipline, mi sento capace di andare oltre le mie ombre, verso la luce
della mia verità.
Prima di concludere questi
pensieri sull' "essere scelto",
voglio inculcarti l'importanza di questa verità per le nostre relazioni con gli altri. Quando noi esigiamo e
pretendiamo di continuo la verità dell'essere scelti, scopriamo presto dentro
di noi un profondo desiderio di rivelare
agli altri il loro "essere scelti". Invece di far sentire che
siamo migliori, più preziosi o più apprezzati degli altri, la coscienza di
essere scelti apre i nostri occhi alla realtà che anche gli altri sono scelti.
Questa è la grande gioia dell'essere scelti: la scoperta che anche gli altri sono stati scelti. Nella casa di Dio ci sono molte mansioni. C'è un posto per tutti – un posto unico, speciale. Una volta che
crediamo profondamente di essere
preziosi agli occhi di Dio,
diventiamo capaci di riconoscere la preziosità degli altri e il loro posto unico nel cuore di Dio. Questo mi fa pensare a Helen, una delle handicappate della nostra comunità. Quando venne a Daybreak, qualche anno fa, mi sentii piuttosto distante da
lei e anche un po' intimorito. Lei
viveva in un piccolo mondo tutto suo,
emetteva solo dei suoni inarticolati e non riusciva a stabilire alcun
contatto personale.
Ma appena la conoscemmo meglio e avemmo
fiducia che anche lei aveva un dono unico da offrire, usci gradualmente dal suo isolamento, cominciò a sorriderci
e a diventare una grande sorgente di gioia per l'intera comunità.
Capisco adesso che dovevo essere
in contatto con la
mia bontà per scoprire la bontà unica di Helen. Per tutto il tempo che i miei dubbi personali e le mie paure mi hanno guidato, non potevo creare lo
spazio nel quale Helen potesse rivelarmi la sua bellezza. Ma solo dopo aver rivendicato di essere scelto,
potevo stare con Helen come con una
persona che aveva molto, veramente molto da offrirmi. È impossibile competere per l'amore di Dio. L'amore di Dio è un amore
che include tutti — ognuno nella sua unicità. Soltanto quando abbiamo
rivendicato il nostro posto nell'amore di Dio, possiamo sperimentare questo abbraccio
totale, questo amore che non fa confronti, e sentirci
al sicuro, non solo con Dio, ma anche con tutti i nostri fratelli e
sorelle.
Tu ed io
sappiamo come tutto questo rispecchia fedelmente
la nostra vita. Noi siamo amici da molti anni. All'inizio, tra noi,
c'erano dei confronti, qualche gelosia, e della competizione. Ma invecchiando e
diventando più sicuri nella nostra unicità,
se non tutta, la maggior parte di questa rivalità è svanita, e siamo diventati più capaci di affermare e far emergere
ciascuno i doni dell'altro. Mi sento
bene con te perché so che tu stai bene con me per ciò che sono e non solo per ciò che posso
fare per te. Tu ti senti bene quando
vengo a farti visita perché sai che ammiro la tua gentilezza, la tua
bontà e i tuoi molti doni – non perché mi
sono utili, ma semplicemente perché vengono da te. La profonda amicizia fa emergere il nostro "essere scelti" reciproco e la mutua
affermazione di essere preziosi agli
occhi di Dio. La mia e la tua vita hanno, ognuna a modo proprio, le
stesse caratteristiche. Nessuno ha vissuto
la tua vita o la mia vita prima, e
nessuno le vivrà mai dopo. Le nostre vite sono tasselli unici nel mosaico dell'esistenza – sono senza prezzo
e insostituibili.
Essere coloro che sono scelti è la base per
essere gli Amati. Rivendicare questa verità è una lotta che dura tutta la vita, ma è anche una gioia che dura tutta
la vita. Più pienamente la
rivendichiamo e più facilmente
scopriremo un altro aspetto dell'essere Amati: il nostro "essere benedetti". Ora, lascia
che ti parli di questo.
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