lunedì 17 giugno 2013

SCELTO

Quello che voglio dirti è che "Tu sei l'Amato" e quello che spero è che tu possa ascoltare queste parole come fossero dette a te con tutta la tenerezza e la forza che l'amore può avere. Il mio unico desiderio è che queste parole possano risuonare in ogni parte del tuo essere - "Tu sei l'Amato".

Nel libro "Sentirsi Amati" Henri J.M. Nowen si rivolge ad un amico, Fred, per spiegargli come si possa vivere la vita spirituale in un mondo secolare.
Ognuno di noi è innanzitutto amato, profondamente e sinceramente da tante persone, ma soprattutto da Dio.  È necessario però diventare amati, acquisirne consapevolezza per poter vivere come amati. L'amato, per Nowen, è colui che è stato scelto, benedetto, spezzato e dato.
In questa pagina facciamo nostri alcuni estratti del capitolo Scelto per ricordarci che siamo innanzitutto voluti, in questo senso scelti, da Dio, per poter così cominciare a vivere una vita spirituale piena. 


Per diventare gli Amati, dobbiamo, prima di tutto, rivendicare di essere presi. Inizialmente questo può sembrare molto strano, eppure, essere presi è essen­ziale per divenire gli Amati. Come ho appena men­zionato, possiamo desiderare di diventare gli Amati solo quando sappiamo che siamo già gli Amati. Quin­di, il primo passo nella vita spirituale è ammettere con tutto il nostro essere che noi siamo già stati presi.

A questo punto, potrebbe essere d'aiuto, usare al posto di "prendere", che è un termine un po' freddo e fragile, un termine più caldo e morbido con lo stes­so significato: il termine "scegliere". Come Figli di Dio noi siamo quelli scelti da Dio.
 [...] 
Benché tu non abbia sofferto direttamente della persecuzione, sei del tutto consapevole di quanto essa sia parte del­la tua storia e quanto abbia terribilmente coinvolto la superficie della tua vita. Mi hai mostrato che l'anti­semitismo è sempre latente sotto una forma o un'al­tra, e i recenti eventi, sia in Europa che negli Stati Uniti, confermano la tua convinzione che la "colpa degli ebrei" non è qualcosa che appartiene solo al passato. Non sarei sorpreso se una parte di te prote­stasse contro l'idea di essere "scelto". Ho sperimenta­to questo nella mia stessa vita. Essendo un sacerdote, sono stato spesso trattato come una persona "specia­le", come una persona "messa a parte", come se "scelto" significasse "diverso". Ho provato spesso a mostrare o a dimostrare che ero "solo io" – un modo di spiegare le iniziali "J.M." del mio nome e che non avevo nessun desiderio di essere messo su un piedi­stallo e trattato come una persona speciale. Sentivo, come naturalmente fai anche tu, che quando sei trattato come uno che è stato scelto, ti esponi ad essere sia perseguitato che ammirato. 

Tuttavia, credo profondamente in questo: per vive­re una vita spirituale dobbiamo rivendicare per noi stessi che siamo "presi" o "scelti". Lascia che io tenti di approfondire questo concetto. Quando so che so­no scelto, so che sono stato visto come una persona speciale. Qualcuno mi ha notato nella mia unicità e ha espresso il desiderio di conoscermi, di avvicinarsi di più a me, di amarmi. Quando ti scrivo che, come Amati, siamo coloro che sono scelti da Dio, intendo dire che siamo stati visti da Dio, da tutta l'eternità, e che Egli ci ha visti come esseri unici, speciali, prezio­si. È molto difficile esprimere bene la profondità del significato che la parola "scelto" ha per me, ma spero che sarai in grado di ascoltarmi dal tuo intimo. Da tutta l'eternità, prima ancora che tu nascessi e diven­tassi parte della storia, tu esistevi nel cuore di Dio. Assai prima che i tuoi genitori ti desiderassero e che i tuoi amici riconoscessero i tuoi doni, o i tuoi inse­gnanti, colleghi e datori di lavoro ti incoraggiassero, tu eri già "scelto". Gli occhi dell'amore ti hanno visto come una realtà preziosa, di infinita bellezza e di eterno valore. Quando l'amore sceglie, sceglie con una perfetta sensibilità per l'unica bellezza di colui che è scelto e sceglie senza che nessun altro si senta escluso.
Tocchiamo qui un grande mistero spirituale: essere scelti non significa che gli altri sono rifiutati. È molto difficile immaginare questo in un mondo competitivo come il nostro. Tutti i miei ricordi di quando sono stato scelto sono legati ai ricordi di altri che non lo sono stati. 
[...]
Quanto spesso ho sentito il bisogno di sentirmi dire: «Il fatto che non sei stato scelto non si­gnifica che non sei adatto, ma solo che qualcuno è un pochino meglio». Ma anche queste parole raramente mi consolavano, perché la sensazione del rifiuto era sempre presente. Quando ero scelto e selezionato co­me il migliore, ero sempre conscio di quanto disap­punto avessero gli altri per non essere al mio posto. Allora sentivo il bisogno di sentirmi dire: «Il fatto che tu sia stato scelto non significa che gli altri non siano adatti, ma solo che tu sei un pochino meglio». Però queste parole non mi erano di molto aiuto, per­ché non ero capace di rendere gli altri felici quanto lo ero io. In questo mondo, essere scelto significa sem­plicemente essere messo a parte, a differenza di altri. Tu sai che in una società estremamente competitiva, "quelli scelti" sono guardati con particolare attenzio­ne. Riviste intere sono dedicate agli "eroi" dello sport, del cinema, della musica, del teatro e delle altre attività dove si eccelle. Essi sono "quelli scelti", e i loro fans, siano essi lettori, ascoltatori, spettatori; cer­cano di trarre qualche piacere compensativo nel co­noscerli o nell'avvicinarli.

Essere scelti come gli Amati di Dio è qualcosa di radicalmente diverso. Invece di escludere gli altri, li include. Invece di rifiutare gli altri, come meno vali­di, li accetta nella loro individuale unicità. Non è una scelta competitiva, ma compassionevole. Le nostre menti hanno grande difficoltà ad afferrare una tale realtà. Forse le nostre menti non la capiranno mai. Forse solo i nostri cuori possono riuscirvi. Ogni volta che sentiamo parlare di "persone scelte", "talenti scelti" o "amici scelti", quasi automaticamente co­minciamo a pensare a delle élites e ci è difficile non provare sentimenti di gelosia, rabbia o risentimento. Non è raro che la percezione che gli altri sono scelti porti all'aggressione, alla violenza e alla guerra.
[...]
Ma ti supplico, non cedere la parola "scelto" al mondo. Osa sostenerla come se fosse tua, anche se è continuamente incompresa. Devi persistere nella ve­rità che sei "quello scelto". Questa verità è la base fondamentale su cui puoi costruire una vita come Amato. Quando perdi contatto con il tuo "essere scelto", ti esponi alla tentazione di rifiutare te stesso, e questa tentazione mina la possibilità di ogni crescita come Amato.

Guardandomi dentro e intorno, sono sommerso da voci oscure che mi dicono: «Tu non sei niente di speciale, sei appena una persona tra milioni di perso­ne; la tua vita è solo una bocca in più da nutrire, i tuoi bisogni sono solo un problema in più da risolve­re». Queste voci sono sempre più potenti, special­mente in una epoca caratterizzata da così tante rela­zioni interrotte. Molti bambini non si sentono accet­tati in questo mondo. Sotto i loro sorrisi nervosi, spesso c'è la domanda: «Sono veramente desidera­to?». Alcuni ragazzi si sentono anche dire dalle pro­prie madri: «Sei arrivato inatteso, ma una volta sco­perto che ero incinta ho deciso di averti comunque. Tu eri una sorta di incidente». Parole o atteggiamenti come questi, non fanno sentire una persona come "scelta". Il nostro mondo è pieno di gente che si do­manda se non sarebbe stato meglio se non fosse mai nata. Quando non ci sentiamo amati da chi ci ha dato la vita, spesso soffriamo, per l'intero corso della no­stra esistenza, di un certo grado di frustrazione, che può facilmente portare alla depressione, alla dispera­zione e anche al suicidio.
In mezzo a questa realtà estremamente dolorosa, dobbiamo avere il coraggio di rivendicare la verità che siamo quelli scelti da Dio, anche quando il nostro mondo non ci sceglie. Finché permettiamo ai nostri genitori, fratelli, insegnanti, amici e innamorati di de­cidere se siamo scelti o no, ci troviamo irretiti nelle maglie di un mondo soffocante, che ci accetta o ci rifiuta secondo i suoi calcoli di utilità e di controllo. Spesso questa nostra rivendicazione è un compito ar­duo, un lavoro che dura tutta la vita, poiché il mondo persiste nei suoi sforzi per spingerci nell'oscurità del dubbio, della disistima, del rifiuto di noi stessi e della depressione. Questo accade perché come persone in­sicure, pavide, autolesioniste, possiamo più facilmen­te essere usati e manipolati dai poteri che ci circonda­no. La grande battaglia spirituale inizia— e non finisce mai — con il rivendicare il nostro "essere scelti". Prima ancora che qualsiasi essere umano ci vedesse, siamo stati visti dagli amorevoli occhi di Dio. Prima ancora che qualcuno ci sentisse piangere o ridere, sia­mo stati ascoltati dal nostro Dio che è tutto orecchie per noi. Prima ancora che qualcuno in questo mondo ci parlasse, la voce dell'amore eterno già ci parlava. La nostra preziosità, unicità e individualità non ci so­no state date da coloro che incontriamo nell'arco del tempo — della nostra breve esistenza cronologica —ma da Colui che ci ha scelto con infinito amore, un amore che esiste da tutta l'eternità e che durerà per tutta l'eternità.
Come possiamo prendere contatto con la realtà del nostro "essere scelti", quando siamo circondati dal ri­fiuto?

...a martedì prossimo...

1 commento:

Alessandra ha detto...

Solo quando ci riconosciamo amati possiamo diventare "amanti".
Mi tornano in mente le parole di Arturo Paoli: "(...) perché se Dio è Amore, Dio non si scopre attraverso un ragionamento teologico, lo si scopre solo se ci si sente amati (...) L’unica missione umana, che siamo musulmani o cattolici, credenti o non credenti sta tutta in una espressione di Teillhard de Chardin: 'amouriseur le monde', portare l’amore nel mondo. Gesù non ci ha chiesto di fare proseliti, ci ha chiesto di portare l’amore nel mondo. Questa è l'unica missione"