lunedì 28 ottobre 2013

Convocati dalla Misericordia

Oggi, vediamo il convento come una struttura esteriore che accoglie le nostre comunità religiose. Per S. Domenico e i primi domenicani, come lo nota una scrittrice domenicana, il convento era anzitutto uno stile di vita, un sogno. Mentre il monastero sottolinea la dimensione di solitudine, da monos, solo, il convento sottolinea quella dell’essere convocati, del riunirsi.

I primi conventi domenicani nascono in mezzo alle città, come parte di esse. E’ tutto un modo di relazionarsi alla storia che la scelta di questi siti esprimono: il desiderio di abitare la storia con gli altri, il desiderio di uno spazio più grande per incontrarsi.

Il convento è luogo, non solo fisico ma del cuore, dove ci si riunisce venendo dal di fuori. E’ dunque una realtà aperta nella quale si può entrare, alla quale si può tornare, sentendosi convocati e, soprattutto, all’interno della quale ci si incontra con altri. E’ uno spazio per legarci con gli altri. Domenico chiedeva ai suoi fratelli di essere sempre e ovunque comunitari cioè sempre e ovunque con gli altri, aperti agli altri. Ciò significa più che altro adottare uno stile di vita che si presta all’incontro, che dà voglia agli altri di lasciarsi convocare, dunque che fa gustare l’essere insieme.

Il convento, nella tradizione domenicana, non è lo spazio della perfezione ma della misericordia. E’ questo che ogni frate, ogni suora chiede al momento della professione nell’Ordine. La misericordia, non è un sentimento di pietà verso chi ha sbagliato ma una profonda tenerezza che muove dal profondo, come l’amore travaglia una madre, un padre; che ci rende parte gli uni degli altri. Il convento è “vita di desiderio e di sogni da condividere”. In questo modo, e soltanto così, diventa spazio di conversione, di liberazione e custodia della fedeltà alla chiamata di Dio.


Riflessioni tratte da Antonietta Potente: Molta gioia. La spiritualità domenicana come stile di vita quotidiana, Icone 2005-

1 commento:

Suorlo' ha detto...

Il convento è “vita di desiderio e di sogni da condividere”.
A 91 anni da quando il sogno di Padre Giocondo Lorgna ha avuto il 'placet' della Madre Chiesa, auguro a ciascuna Suora Domenicana della beata Imelda e amici di rinnovare il desiderio e l'impegno di abitare la storia con gli altri per diffondere giustizia e amore!