giovedì 17 ottobre 2013

RAIMONDO DA CAPUA, BEATO

Raimondo da Capua, o delle Vigne (Capua, 1330 circa – Norimberga, 5 ottobre 1399), è stato un religioso italiano dell'Ordine dei Frati Predicatori. Ha studiato teologia dai Domenicani e poi giurisprudenza a Bologna. Sui trent’anni è direttore spirituale o insegnante in varie comunità: da Montepulciano a Roma, e più tardi a Siena, dove si fa anche infermiere e confortatore nella pestilenza del 1374.
Nello stesso anno, eccolo direttore spirituale e confessore di Caterina da Siena, già nota a pontefici, a sovrani di tutta Europa e alla gente qualsiasi, per il suo modo tutto nuovo di affrontare problemi come la crociata in Terrasanta, il ritorno dei papi a Roma e la riforma della Chiesa.
Entusiasma e preoccupa, Caterina. Qualcuno giunge a sospettare l’eresia in questa ragazza “monaca in casa” – una terziaria domenicana, si direbbe oggi – che fa tutto da sola, battitrice libera, e con le lettere e i colloqui scrolla i troni e le cattedre, discute con governanti, entusiasma la gioventù senese.
La sua piena ortodossia è riconosciuta dal Capitolo generale domenicano riunito a Firenze nel maggio 1374, che poi le mette al fianco appunto fra Raimondo. Per quattro anni lui l’accompagna anche nei suoi viaggi, e ad Avignone fa da interprete fra lei e Gregorio XI. Questo è il Pontefice che torna infine a Roma nel 1377. Ma muore nel 1378 e, dopo l’elezione del successore Urbano VI, scoppia il grande scisma che durerà 39 anni, con un Papa a Roma e uno ad Avignone, dividendo l’Europa, i vescovi, gli Ordini religiosi. Raimondo, come Caterina, è per il Papa romano, e ne difende la causa nelle missioni in varie parti d’Europa.
Morendo nel 1380, Caterina gli ha predetto l’elezione a Maestro generale dei Domenicani, cosa che avviene nello stesso anno, risiedendo poi alternativamente in Italia e in Germania. Nello spirito cateriniano di riforma, imprime nuovo vigore spirituale all’Ordine, favorendo lo sviluppo del movimento di “osservanza”, sorto sull’esempio francescano. Tra le sue opere scritte, la più nota è la vita di Caterina.
Sepolto dapprima a Norimberga, dove è morto, il suo corpo è stato poi portato a Napoli, nella chiesa di San Domenico Maggiore. Nel 1899 Leone XIII ne ha confermato il culto come beato.

Dalle “Lettere” del Beato Raimondo da Capua
Fratelli carissimi e prediletti nel Signore Gesù, ricevete innanzi tutto in Cristo benedizioni e saluti cordiali. Ringrazio Dio che vi ha fatto dono del suo Santo Spirito, il quale vi ha guidati all’osservanza regolare e all’imitazione dei santi padri nostri predecessori, che sull’esempio di San Domenico camminarono per una via rettissima.
Per questo, se sarete perseveranti nella stessa divina grazia, sarete il buon seme, stirpe eletta e popolo prediletto del beato Domenico, e diventerete luce e sale per gli altri. Ora, fratelli, io vi esorto, per le viscere della carità del Signore nostro Gesù Cristo, a non lasciarvi intimorire né da avversità , né a minacce di qualsiasi genere, e a non lasciarvi scuotere da nessun cattivo consiglio, che miri a distogliervi dalla santa impresa, e alla santa vita che avete iniziato.
Voi sapete però, fratelli miei, che qualsiasi opera santa incontra ostacoli per poter diventare più pura e perfetta dinanzi a Dio… Ma chi può nuocerci, se voi sarete amanti del bene? Perciò agite virilmente, senza nulla temere, perché Dio è con voi. Da parte mia io, vostro servo nel Signore Gesù, sarò dovunque il vostro difensore; e, se il Signore me lo concederà, vi circonderò sempre con una muraglia, che i vostri avversari non oseranno né potranno infrangere.
Per il resto, fratelli miei, non voglio che per questo voi montiate in superbia, o che disprezziate gli altri che vivono diversamente. Dio infatti ha il suo potere di concedere anche a loro il suo Santo Spirito. Anzi, forse essi hanno maggiore grazia di voi. Sappiamo infatti che l’esercizio del corpo è utile a poco, la pietà invece può supplire tutto. Se essi quindi, pur facendo utilizzo delle carni e del vino, vi superano nella pietà, presso Dio sono meglio di voi; perché il regno di Dio non consiste nel cibo e nella bevanda, bensì nell’amore di Dio e del prossimo. Perciò voglio che non vi stimiate migliori degli altri, ma inferiori a tutti; chè, essendo deboli e infermi, avete bisogno di quei sostegni di cui gli altri possono fare a meno. Poiché se io che uso carni e vino amo con rettitudine e con tutto il cuore Dio e il prossimo, mentre tu astenendoti da codesti alimenti disprezzi il tuo prossimo, dinanzi all’Altissimo la tu astinenza non regge i confronto con il mio mangiare.

Ricordate l’insegnamento dell’Apostolo: “Se uno si reputa qualcosa, mentre non è che un nulla, inganna sé stesso”. Guardatevi, fratelli miei, dalla belva dell’orgoglio e della propria reputazione, la quale distrugge e perverte ogni opera buona. Per aprirvi il mio cuore, vi dico che niente più temo per voi di quella peste, ossia di quella belva. Niente bramo di più che allontanarla da voi. E voi stessi dovete temere, e pregare dio di darvi lo spirito di umiltà. Ma io vi supplico anche di pregare spesso per me, vostro servo, che mi ritrovo in un grande campo di battaglia infermo e disarmato, chiedendo al signore che mi conceda il suo Santo spirito, per il quale soltanto sarò in grado di vivere e di trionfare nel suo nome.

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