domenica 20 ottobre 2013

La giustizia come preghiera incessante!



Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
La storia raccontata oggi da Gesù inizia dicendo che è necessario pregare  sempre, senza stancarsi ed è sicuramente una chiave di lettura di quanto poi segue in quanto ci mette nell'atteggiamento di chi, saggiamente, considera gli avvenimenti meditandoli e offrendoli, non giudicandoli a caldo, ma con atteggiamento di chi vuole conoscere la bontà che c'è in ogni azione. 

Ma.. mi ha colpito un altro aspetto e su questo vorrei fermarmi un po’. Ritorna più volte nel Vangelo di oggi il tema della “giustizia”: “..fammi giustizia.. le farò giustizia.. Dio non farà giustizia?.. farà loro giustizia..”. Si parla anche di un giudice, che è lì per fare giustizia, ma che è disonesto e non ha rispetto per nessuno. In questo consiste il suo non essere “giusto”, poichè il rispetto appartiene ai giusti. Si parla anche di una vedova, una donna appartenente a una categoria che a quel tempo era lasciata il più delle volte “senza giustizia”.

Dunque, come può, chi non è giusto, fare giustizia? Ma ancor prima, cos’è la giustizia, che tanto cerchiamo, che consideriamo un diritto, per la quale soffriamo quando ci manca, per cui tanti hanno lottato e lottano ancora oggi? Aristotele considera la giustizia come la virtù che distribuisce a ciascuno ciò che gli spetta. Concretamente cosa vuol dire nella mia vita " distribuire a ciascuno ciò che gli spetta?". Quali atteggiamenti appartengono alla giustizia e quali no?
Dare a ciascuno ciò che gli spetta innanzitutto credo voglia dire dare ad ogni persona il rispetto che gli è dovuto in quanto tale, in quanto persona. Questo implica dare l’attenzione necessaria a ciascuno, dare ascolto, dare amore, dare perdono... vuol dire alzarsi dalle sedie che occupiamo tutto il giorno per conoscere gli altri, "perdere" anche solo 10 minuti per metterci in discussione di fronte al mistero e alla dignità di ciascuno, vuol dire non dimenticarsi di togliersi i sandali, perchè la terra che stiamo calpestando è Santa agli occhi di Dio.

Ancora mi chiedo... quale giustizia spetta a Dio? Di quale preghiera sta parlando Gesù? Mi sembra che stia parlando di una richiesta di giustizia: è forse un invito a non stancarci mai, nella nostra vita, di chiedere giustizia gli uni agli altri, di distribuire a Dio e agli altri ciò che in qualche modo è “loro” di quello che abbiamo o che siamo. Dio lo fa con noi: distribuisce a ciascuno di noi ciò che gli spetta, ma non è una questione di meriti o di privilegi. Siamo figli e ciò che ci “spetta” è l’amore incondizionato, tenero, fedele, compassionevole di un Padre, che va aldilà di come siamo o cosa facciamo. 

Ma lo crediamo, ci fidiamo di quest’Amore?   “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”


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