giovedì 24 ottobre 2013

LA NOSTRA PASQUA QUOTIDIANA



Noi facciamo memoria della Pasqua di Cristo e la viviamo oggi con lui. Fare memoria della Pasqua di Gesù, che prende su di sé la violenza del mondo per condurla alle sorgenti dell’amore, c’impegna nello stesso movimento perché regnino la vita e l’amore.

Continuando ad approfondire la Preghiera Eucaristica, P. Claverie si sofferma sul racconto dell’istituzione dell’Eucaristia: dopo l’invocazione allo Spirito Santo e attraverso l’offerta della nostra fede, si è costituita la Chiesa che compie ora il memoriale di Gesù.
“Il memoriale non è solamente la pia rievocazione della presenza e dell'azione di Gesù Cristo, vissuto duemila an­ni fa (..). Già nell'Antico Testamento, quando gli ebrei fanno memoria dell'uscita dall'Egitto (..), hanno coscienza di «viverlo og­gi». Essi lo rappresentano ogni anno perché gli atti di Dio non sono per un giorno, ma sono contemporanei di ogni istante della vita degli uomini. Dio non fa la tale cosa per non pensarci più in seguito: egli è ciò che fa; egli fa ciò che è ed egli è oggi. Ha salvato perché è Salvatore per sempre, presente alla sua creazione oggi come da sempre, con la sua volontà di salvezza che è in atto e che abbiamo chia­mata amore”.
Quando l’uomo si avvicina a Dio, partecipa perciò a tutta la storia di salvezza: la passione e la risurrezione di Gesù, avvenute in un dato momento storico, sono la manifestazione della volontà salvifica di Dio da tutta l’eternità, il segno che in Lui oggi e sempre la morte e la schiavitù sono definitivamente abolite.
“(Gesù)Vuole trascinare la morte nel mondo della vita, nel regno di Dio, dove essa non avrà più potere: egli la prende su di sé, la ‘intrappola’ per poterla meglio annientare; si lega ad essa volontariamente, «prendendo su di sé il peccato del mondo».. Si può dire che Gesù si abbandona lui stesso alla morte, che si fa vittima inno­cente non della collera di Dio ma della cecità degli uomini, che hanno consegnato se stessi al potere della morte. Egli muore sia per aprire loro gli occhi sia per manifestare che intende vincere la morte mediante l'amore, trascinandola nel Regno dell’amore.
Ed è quello che ha vissuto giorno dopo giorno: tutta la vita di Gesù, abitata dalla potenza dell’amore, che crea e libera, è stata una continua vittoria dell’amore sulla morte; è per amore che “libera” e guarisce gli ammalati, che ridona dignità e pace a chi era disprezzato..
“E, sempre per mezzo dell’amore, egli libera i credenti dal potere dei riti e della Legge religiosa («E’ la misericordia che io voglio e non i sacrifici», «Il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato») assumendo un atteggiamento nuovo di fron­te ai farisei e agli scribi. E il potere dell’amore gli deriva dalla sua fiducia totale nel Padre e dal suo abbandono interiore alla sua volontà. Egli è totalmente donato al Padre, dona­to agli altri: è «morto a se stesso», non ha desiderio né am­bizione per sé, è già «offerto in sacrificio» perché offre con­tinuamente la propria vita.”
Ma questo non toglie a Gesù la sofferenza fisica e la sofferenza morale di essere “solo” negli ultimi istanti della sua vita: dovrà vivere l’estremo “sradicamento”, affidarsi davvero e completamente all’amore del Padre, rinunciando alla tentazione di “contare sui suoi” per “abbandonarsi a mani nude e rovesciare così il potere con l'arma della debolezza, la violenza con la dol­cezza, l'odio con il perdono, il disprezzo con la misericor­dia...”.
Spesso anche noi oggi ci troviamo nella stessa situazione e fatichiamo a credere “che la potenza dello Spirito d'amore sia veramente la sola fecon­da; che l'Amore con la sua apparente debolezza sia veramente una forza di vita; che il Padre di Gesù Cristo meri­ti la nostra totale fiducia e il nostro abbandono senza riserve alla sua parola; che Gesù Cristo sia veramente l'Uomo nuovo e che seguirlo sia entrare nella vita eterna.”
Fare memoria della Pasqua di Gesù è per noi riprendere continuamente il cammino dell’Amore, offrire anche noi, in una Pasqua quotidiana, la nostra vita perché diventi «sacramento di liberazione per i nostri fratelli».
Perché la Pasqua si compie nella nostra vita quotidiana com’essa era nel cuore della vita quotidiana di Ge­sù, con la sua lotta contro la tentazione messianica, il do­loroso distacco da se stesso, il suo atto di fiducia nei con­fronti del Padre e la sua maniera di sovvertire il mondo con l'onnipotenza dell'Amore. Il passaggio che noi siamo chiamati a compiere, lo facciamo con il mondo che ci cir­conda e al quale siamo legati da mille vincoli. Sacramento di liberazione e di riconciliazione possiamo diventarlo solo se accettiamo di donare la nostra vita alla sequela di Gesù Cristo.”


Nessun commento: