Nel libro "Sentirsi Amati" Henri J.M. Nowen si rivolge ad un amico, Fred, per spiegargli come si possa vivere la vita spirituale in un mondo secolare.
Ognuno di noi è innanzitutto amato, profondamente e sinceramente da tante persone, ma soprattutto da Dio. È necessario però diventare amati, acquisirne consapevolezza per poter vivere come amati. L'amato, per Nowen, è colui che è stato scelto, benedetto, spezzato e dato.
In questa pagina facciamo nostri alcuni estratti del capitolo Scelto per ricordarci che siamo innanzitutto voluti, in questo senso scelti, da Dio, per poter così cominciare a vivere una vita spirituale piena.
Per diventare gli Amati, dobbiamo, prima di
tutto, rivendicare di essere presi. Inizialmente questo può sembrare molto strano, eppure, essere presi è essenziale
per divenire gli Amati. Come ho appena menzionato,
possiamo desiderare di diventare gli Amati solo quando sappiamo che siamo già gli Amati. Quindi, il primo passo nella vita spirituale è
ammettere con tutto il nostro essere che noi siamo già stati presi.
A questo
punto, potrebbe essere d'aiuto, usare al posto di "prendere", che è un termine un po' freddo e fragile, un termine più caldo e morbido con lo
stesso significato: il termine
"scegliere". Come Figli di Dio noi siamo quelli scelti da Dio.
[...]
Benché tu
non abbia sofferto direttamente della
persecuzione, sei del tutto
consapevole di quanto essa sia parte della tua storia e quanto abbia terribilmente coinvolto la
superficie della tua vita. Mi hai mostrato che l'antisemitismo è sempre latente sotto una forma o un'altra, e i recenti eventi, sia in Europa che negli
Stati Uniti, confermano la tua
convinzione che la "colpa degli
ebrei" non è qualcosa che appartiene solo al passato. Non sarei sorpreso se una parte di te
protestasse contro l'idea di essere
"scelto". Ho sperimentato questo nella mia stessa vita.
Essendo un sacerdote, sono stato spesso
trattato come una persona "speciale",
come una persona "messa a parte", come se "scelto" significasse
"diverso". Ho provato spesso a mostrare
o a dimostrare che ero "solo io" – un modo di spiegare le
iniziali "J.M." del mio nome e che non avevo nessun desiderio di essere messo su un piedistallo e trattato come una persona speciale.
Sentivo, come naturalmente fai anche tu, che quando sei trattato come uno che è stato scelto, ti esponi ad essere
sia perseguitato che ammirato.
Tuttavia, credo profondamente in questo: per vivere una vita spirituale dobbiamo rivendicare per noi stessi che siamo "presi" o "scelti". Lascia che io tenti di approfondire questo concetto. Quando so che sono scelto, so che sono stato visto come una persona speciale. Qualcuno mi ha notato nella mia unicità e ha espresso il desiderio di conoscermi, di avvicinarsi di più a me, di amarmi. Quando ti scrivo che, come Amati, siamo coloro che sono scelti da Dio, intendo dire che siamo stati visti da Dio, da tutta l'eternità, e che Egli ci ha visti come esseri unici, speciali, preziosi. È molto difficile esprimere bene la profondità del significato che la parola "scelto" ha per me, ma spero che sarai in grado di ascoltarmi dal tuo intimo. Da tutta l'eternità, prima ancora che tu nascessi e diventassi parte della storia, tu esistevi nel cuore di Dio. Assai prima che i tuoi genitori ti desiderassero e che i tuoi amici riconoscessero i tuoi doni, o i tuoi insegnanti, colleghi e datori di lavoro ti incoraggiassero, tu eri già "scelto". Gli occhi dell'amore ti hanno visto come una realtà preziosa, di infinita bellezza e di eterno valore. Quando l'amore sceglie, sceglie con una perfetta sensibilità per l'unica bellezza di colui che è scelto e sceglie senza che nessun altro si senta escluso.
Tocchiamo qui un grande mistero spirituale: essere scelti non significa
che gli altri sono rifiutati. È molto difficile immaginare questo in un mondo
competitivo come il nostro. Tutti i miei ricordi
di quando sono stato scelto sono
legati ai ricordi di altri che non lo sono stati.
[...]
Quanto spesso ho sentito il bisogno di sentirmi dire:
«Il fatto che non sei stato scelto non significa che non sei adatto, ma solo
che qualcuno è un pochino meglio». Ma anche
queste parole raramente mi consolavano, perché la sensazione del rifiuto
era sempre presente. Quando ero scelto e
selezionato come il migliore, ero
sempre conscio di quanto disappunto avessero gli altri per non essere
al mio posto. Allora sentivo il bisogno di
sentirmi dire: «Il fatto che tu sia
stato scelto non significa che gli altri non siano adatti, ma solo che tu sei
un pochino meglio». Però queste parole non mi erano di molto aiuto, perché
non ero capace di rendere gli altri felici quanto lo ero io. In questo mondo,
essere scelto significa semplicemente essere
messo a parte, a differenza di altri. Tu sai che in una società
estremamente competitiva, "quelli scelti" sono guardati con particolare
attenzione. Riviste intere sono
dedicate agli "eroi" dello sport, del cinema, della musica,
del teatro e delle altre attività dove si eccelle.
Essi sono "quelli scelti", e i loro fans, siano essi lettori,
ascoltatori, spettatori; cercano di trarre qualche piacere compensativo nel conoscerli
o nell'avvicinarli.
Essere scelti come gli Amati di Dio è
qualcosa di radicalmente diverso. Invece di escludere gli altri, li include. Invece di rifiutare gli altri, come meno
validi, li accetta nella loro individuale unicità. Non è una scelta competitiva, ma compassionevole. Le nostre
menti hanno grande difficoltà ad afferrare una tale realtà. Forse le nostre
menti non la capiranno mai. Forse solo i nostri cuori possono riuscirvi.
Ogni volta che sentiamo parlare di
"persone scelte", "talenti scelti" o "amici
scelti", quasi automaticamente cominciamo a pensare a delle élites e ci è
difficile non provare sentimenti di gelosia,
rabbia o risentimento. Non è raro che la percezione che gli altri sono scelti porti
all'aggressione, alla violenza e alla guerra.
[...]
Ma ti
supplico, non cedere la parola "scelto" al mondo. Osa
sostenerla come se fosse tua, anche se è continuamente
incompresa. Devi persistere nella verità che sei "quello
scelto". Questa verità è la base fondamentale
su cui puoi costruire una vita come Amato.
Quando perdi contatto con il tuo "essere scelto", ti esponi alla tentazione di rifiutare te stesso, e
questa tentazione mina la possibilità di ogni crescita come Amato.
Guardandomi dentro e intorno, sono sommerso da voci oscure che mi dicono: «Tu non sei niente di speciale, sei appena una persona tra milioni di persone; la tua vita è solo una bocca in più da nutrire, i tuoi bisogni sono solo un problema in più da risolvere». Queste voci sono sempre più potenti, specialmente in una epoca caratterizzata da così tante relazioni interrotte. Molti bambini non si sentono accettati in questo mondo. Sotto i loro sorrisi nervosi, spesso c'è la domanda: «Sono veramente desiderato?». Alcuni ragazzi si sentono anche dire dalle proprie madri: «Sei arrivato inatteso, ma una volta scoperto che ero incinta ho deciso di averti comunque. Tu eri una sorta di incidente». Parole o atteggiamenti come questi, non fanno sentire una persona come "scelta". Il nostro mondo è pieno di gente che si domanda se non sarebbe stato meglio se non fosse mai nata. Quando non ci sentiamo amati da chi ci ha dato la vita, spesso soffriamo, per l'intero corso della nostra esistenza, di un certo grado di frustrazione, che può facilmente portare alla depressione, alla disperazione e anche al suicidio.
In mezzo a questa realtà estremamente
dolorosa, dobbiamo avere il coraggio di
rivendicare la verità che siamo quelli scelti da Dio, anche quando il
nostro mondo non ci sceglie. Finché permettiamo ai nostri genitori, fratelli,
insegnanti, amici e innamorati di decidere se siamo scelti o no, ci troviamo
irretiti nelle maglie di un mondo soffocante, che ci accetta o ci rifiuta secondo i suoi calcoli di utilità e di
controllo. Spesso questa nostra rivendicazione è un compito arduo, un
lavoro che dura tutta la vita, poiché il mondo persiste nei suoi sforzi per
spingerci nell'oscurità del dubbio, della disistima, del rifiuto di noi stessi
e della depressione. Questo accade perché come persone insicure, pavide, autolesioniste, possiamo più
facilmente essere usati e manipolati
dai poteri che ci circondano. La
grande battaglia spirituale inizia— e non finisce mai — con il
rivendicare il nostro "essere scelti". Prima ancora che qualsiasi
essere umano ci vedesse, siamo stati visti dagli amorevoli occhi di Dio. Prima ancora che qualcuno ci sentisse piangere o ridere,
siamo stati ascoltati dal nostro Dio
che è tutto orecchie per noi. Prima
ancora che qualcuno in questo mondo ci
parlasse, la voce dell'amore eterno già ci parlava. La nostra preziosità, unicità e individualità non
ci sono state date da coloro che incontriamo nell'arco del tempo — della nostra breve esistenza cronologica —ma da Colui che ci ha scelto con infinito amore, un
amore che esiste da tutta l'eternità
e che durerà per tutta l'eternità.
Come possiamo prendere contatto con la realtà del
nostro "essere scelti", quando siamo circondati dal rifiuto?
...a martedì prossimo...
1 commento:
Solo quando ci riconosciamo amati possiamo diventare "amanti".
Mi tornano in mente le parole di Arturo Paoli: "(...) perché se Dio è Amore, Dio non si scopre attraverso un ragionamento teologico, lo si scopre solo se ci si sente amati (...) L’unica missione umana, che siamo musulmani o cattolici, credenti o non credenti sta tutta in una espressione di Teillhard de Chardin: 'amouriseur le monde', portare l’amore nel mondo. Gesù non ci ha chiesto di fare proseliti, ci ha chiesto di portare l’amore nel mondo. Questa è l'unica missione"
Posta un commento