martedì 26 marzo 2013

Amore chiama Amore

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«Stavano presso la croce di Gesù sua madre... Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a Lei il discepolo, che Egli amava, disse alla madre "Donna, ecco il tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!"…».

La Bibbia è un libro che sanguina, come la vita. In questo racconto Maria è la donna forte e coraggiosa che non ha avuto sconti sul prezzo della sofferenza.
Tutto si fonda sulla fede in quel Figlio che muore. Lì l’amore sta scrivendo il suo racconto con l’alfabeto delle ferite. L’unico che non mentisce.
Quando tutto muore, quando tutto si fa nero sul Golgota,
Gesù pronuncia parole di vita: «ecco tua madre», «ecco tuo
figlio». Parole che dicono generazione e tenerezza, e vita che
riprende a scorrere. È il segno della speranza di Gesù: disperato è colui che vede ormai il trionfo della morte. Cristo no, egli vede altro, vede una madre e un figlio, prega un uomo e una donna di riannodare il filo spezzato della vita.
Nel dolore noi ci aggrappiamo a Dio. Sul Calvario è Dio che si aggrappa a noi, alla cosa più forte che esista sulla terra: il rapporto madre-figlio. Per ricostruire da lì un cammino che non si smarrisca. In principio è posto di nuovo un legame.
Maria, da oggetto di dolore, colei che subisce la tragedia, è
chiamata a diventare soggetto del dolore, a passare da un
dolore soltanto subìto a una sofferenza vissuta attivamente, a
prendere posizione, a riprendere in mano la vita.
«Donna, ecco tuo figlio», un figlio muore ma un figlio ti è
dato. La tua vocazione è, da sempre e per sempre, una sola:
essere madre. La tua vocazione deve prevalere sul tuo dolore. I
tuoi amori valgono più della tua vita. Ecco qui un figlio, ritorna a essere madre: «l’amore conta più del dolore». Dolore di
agonia e dolore di parto intrecciati insieme. Gli unici dolori che
hanno senso sono quelli del parto. Invitata a credere nell’amore, amore di madre, Maria vive la sua vera pasqua: maternità
ferita e risorgente. Amore ferito e moltiplicato.
Quando Gesù dice: «Ecco tuo figlio, ecco tua madre»,
parla a tutta la chiesa e anche a me, e mi indica chiunque mi
cammina a fianco nell’esistenza, chiunque un giorno mi abbia
soccorso.
Figlio e madre a ogni creatura: questo è l’uomo di Dio.
Figlio e madre a ogni vita: questo è ognuno che appartiene a Cristo.
Chi ama, passa da morte a vita.

San Domenico ai piedi della Croce come “il discepolo che Gesù amava”, accanto alla Madre, a ricevere la nuova vocazione di essere “figlio e madre” di ogni vita, per amare e generare nuove vite per Cristo, con Cristo, in Cristo!
San Domenico, abbracciato alla croce, è una supplica vivente che parla a Gesù dei fratelli e delle sorelle che soffrono, che non hanno speranza, che non sanno di Dio – Amore spezzato, Amore risorto - Amore che chiama ad amare e a spendersi per il Vangelo.

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