martedì 26 marzo 2013

ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

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L’Ordine che è consacrato totalmente all’annuncio della verità divina, non può non nutrire una particolare devozione a Colei che è Madre del Verbo incarnato. La missione del frate predicatore continua la stessa missione di Maria: come Maria rivestì di carne il Verbo divino, affinché fosse conosciuto e manifestato agli uomini, il frate predicatore riveste con la sua parola la verità divina perché gli uomini la conoscano.

«Fra l’incarnazione del Verbo divino e la predicazione diceva Pio XII, scrivendo ai domenicani—esiste uno stretto rapporto, una meravigliosa somiglianza. Come la beata Vergine, l’apostolo mostra e dona Cristo agli uomini: è portatore di Cristo. La Vergine Maria, Madre di Dio, vestì Cristo con la veste delle membra, il predicatore lo riveste col corpo delle parole. Sia là che qua è sempre la Verità: la Verità che istruisce gli uomini, che li illumina e li salva. Il modo è diverso, la virtù la medesima. Questo onore materno, questa lode, questa dignità appartiene a voi in modo singolare. Conservate il vostro nome, conservate la vostra missione. Nessuno trascuri per pigrizia o timore il dovere della predicazione»

Per questo stretto rapporto esistente tra la divina maternità di Maria e la predicazione, fin dall’inizio dell’Ordine i domenicani celebrano con particolare solennità la festa dell’Annunciazione e quella della Natività del Signore, che appunto ricordano l’Incarnazione del Verbo.

Oggi, secondo un’antica tradizione dell’Ordine, le nostre comunità possono celebrare un “Capitolo solenne”, in cui l’annuncio dell’Incarnazione del Figlio di Dio venga dato a tutti i presenti riuniti fraternamente nella fede, nell’amore e nel rendimento di grazie.
Questa celebrazione sarà organizzata sia sotto forma di un “capitolo solenne”, adatta alla circostanza, sia inserendo la proclamazione solenne del Martirologio del giorno in una parte della Liturgia delle Ore.
Oltre alla proclamazione o al canto del Vangelo (Gv. 1,1-14) al fine di sottolineare l’attualizzazione del “mistero della nostra riconciliazione” ad opera del Verbo fatto carne, è possibile utilizzare i seguenti elementi: proclamazione di salmi appropriati, canto di responsori o antifone.
In funzione dell’assemblea e degli elementi scelti, la celebrazione può essere introdotta da una monizione iniziale; dopo la proclamazione solenne dell’annuncio dell’Incarnazione, o dopo il Vangelo, il sacerdote o un diacono può tenere una breve omelia.

Dalla liturgia:
Questo è il giorno che ha fatto il Signore: oggi il Signore ha guardato l’afflizione del suo popolo, e ha mandato la redenzione; oggi Dio, fattosi uomo, rimase quel che era e assunse quel che non era.

Nella festa dell'Annunciazione di S. Caterina da Siena

O Maria, Maria, tempio della Trinità. O Maria portatrice del fuoco. Maria porgitrice di misericordia. Maria ricompratrice dell'umana generazione, perché sostenendo la carne tua nel Verbo, fu ricomprato il mondo. Cristo ricomprò con la sua passione e tu col tuo dolore del corpo e della mente.
O Maria, mare pacifico, Maria donatrice di pace. Maria terra fruttifera. Tu, Maria, sei quella pianta novella, dalla quale abbiamo il fiore odorifero del Verbo Unigenito Figliuolo di Dio, peroché in te, terra fruttifera, fu seminato questo Verbo. Tu sei la terra e la pianta. 0 Maria, carro di fuoco, Tu portasti il fuoco nascosto e velato sotto la cenere della tua umanità.
O Maria, vasello di umiltà, nel quale vasello sta e arde il lume del vero conoscimento, col quale tu levasti te sopra di te, e però piacesti al Padre eterno; onde egli ti rapì e trasse a sé amandoti di singolare amore. Con questo lume e fuoco della tua carità e con l'olio della tua umiltà traesti tu ed inchinasti la divinità sua a venire in te, benché prima fu tratto dall'ardentissimo fuoco della sua inestimabile carità a venire a noi.
O Maria, perché tu avesti questo lume, però non fosti stolta, ma prudente; onde con prudenza volesti investigare dall'angelo, come fosse possibile quello che ti annunciava. E non sapevi tu che questo era possibile all'Onnipotente Dio? Certo sì, senza veruna dubitazione; dunque perché dicevi: quoniam virum non cognosco? Non perché tu mancassi in fede, ma per la tua profonda umiltà, considerando la indegnità tua; ma non che tu dubitassi che questo fosse impossibile presso Dio. Adunque di che ti meravigli? della grande bontà di Dio, la quale tu vedevi; e considerando te medesima quanto tu ti conoscevi indegna a tanta grazia, eri stupefatta. Dunque nella considerazione della indegnità e infermità tua, e della ineffabile grazia di Dio, diventasti ammirata e stupefatta. Così adimandando tu con prudenza, dimostri la profonda umiltà tua; e, come detto è, non avesti timore, ma ammirazione della smisurata bontà e carità di Dio, per la bassezza e piccolezza della virtù tua. Tu oggi, Maria, sei fatta libro, sul quale è scritta la regola nostra. In te è oggi scritta la sapienza del Padre eterno. In te si manifesta oggi la fortezza e libertà dell'uomo. Dico che si mostra la dignità dell'uomo, peroché, se io riguardo in te, Maria, veggo che la mano dello Spirito Santo à scritta in te la Trinità, formando in te il Verbo incarnato Unigenito Figliuolo di Dio. Ci scrisse la sapienza del Padre, cioè esso Verbo; ci à scritto la potenza, peroché fu potente a fare questo grande mistero; e ci à scritto la clemenza di esso Spirito Santo, ché solo per grazia e clemenza divina fu ordinato e compiuto tanto mistero...
O Maria, io veggo questo Verbo dato a te, essere in te; e nondimeno non è separato dal Padre, si come la parola, che l'uomo à nella mente, che, benché ella sia proferta di fuori e comunicata ad altri, non si parte però, né è separata dal cuore. In queste cose si dimostra la dignità dell'uomo, per cui Dio à operate tante e sì grandi cose. In te ancora, o Maria, si dimostra oggi la fortezza e libertà dell'uomo; perché dopo la deliberazione ditanto e sì grande consiglio, è mandato a te l'angelo ad annunciarti il mistero del consiglio divino, e cercare la volontà tua; e non discese nel ventre tuo il Figliuolo di Dio, prima che tu consentissi con la volontà tua. Aspettava alla porta della tua volontà, che tu gli aprissi, ché voleva venire in te; e giammai non vi sarebbe entrato, se tu non gli avessi aperto dicendo: Ecco l'ancella del Signore, sia fatto a me secondo la parola tua
... Picchiava, o Maria, alla porta tua la deità eterna, ma se tu nonavessi aperto l'uscio della volontà tua, non (si) sarebbe Dio incarnato in te. Vergognati anima mia, vedendo che Dio oggi à fatto parentato con teco in Maria; oggi ti è mostrato che, benché tu sia fatta senza te, non sarai salvata senza te; onde come detto si è, oggi bussa Dio alla porta della volontà di Maria, e aspetta che ella apra.
O Maria, dolcissimo amor mio, in te è scritto il Verbo, dal quale noi abbiamo la dottrina della vita. Tu sei la tavola, che ci porgi quella dottrina. Io veggo questo Verbo,subito che egli è scritto in te, non essere senza la croce del santo desiderio, ma subito che egli fu concepito in te, gli fu innestato e annesso il desiderio di morire per la salute dell'uomo, per la quale egli era incarnato; onde grande croce gli fu a portare tanto tempo quel desiderio, il quale egli avrebbe voluto che
subito si fosse adempiuto.
A te ricorro Maria, a te offro la petizione mia per la dolce sposa di Cristo dolcissimo tuo Figliuolo, e per il Vicario suo in terra, ché gli sia dato lume, sì che con discrezione tenga il modo debito atto per la riforma della santa Chiesa. Uniscasi ancora il popolo insieme, e conformisi il cuore del popolo col suo, sì che mai non si levi contra il capo suo. Pare a me, che tu, Dio eterno, abbi fatto di lui un'incudine, che ognuno lo percuote con la lingua e con l'opere quanto può. Anco ti prego per quelli, che tu ài messi nel desiderio mio, con singolare amore, che tu arda i loro cuori, sì che sieno carboni non spenti, ma accesi e infuocati nella carità tua e del prossimo, sì che nel tempo dei bisogno essi abbino le navicelle loro ben fornite, per loro e per altrui. Io ti prego per quelli i quali tu mi ài dati, benché io non sia loro cagione di veruno bene, ma sempre di male, perché io loro sono non specchio di virtù, ma di molta ignoranza e di negligenza.
Ma oggi io addimando arditamente, perché egli è il dì delle grazie, e so che a te, Maria, niuna cosa è dinegata. O Maria, oggi la terra tua è germinato a noi il Salvatore.
Peccavi Domine, tutto il tempo della vita mia.
Peccavi Domine, miserere mei: dolcissimo e instimabile amore.
O Maria, benedetta sia tu, tra tutte le donne, in seculum seculi;
ché oggi tu ci ài dato della farina tua.
Oggi la Deità è unita e impastata con l'umanità nostra, sì fortemente che mai non si può separare, né per morte né per nostra ingratitudine questa unione. Anco sempre fu unita la Deità, eziando con corpo nel sepolcro e con l'anima nel limbo; e insieme con l'anima e con il corpo in Cristo; per sì fatto modo fu contratto e congiunto questo parentado, che, sì come mai fu diviso, così in perpetuo mai non si scioglierà. Amen.»

Col. 1, 3. 12-20
Ringraziamo con gioia Dio, *
Padre del Signore nostro Gesù Cristo, 
perché ci ha messi in grado di partecipare *
alla sorte dei santi nella luce,

ci ha liberati dal potere delle tenebre, *
e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, 
per opera del quale abbiamo la redenzione, *
la remissione dei peccati. 

Cristo é immagine del Dio invisibile, *
generato prima di ogni creatura; 
é prima di tutte le cose *
e tutte in lui sussistono.

Tutte le cose sono state create per mezzo di lui *
e in vista di lui:
quelle nei cieli e quelle sulla terra, *
quelle visibili e quelle invisibili.

Egli è anche il capo del corpo, che é la Chiesa; *
é il principio di tutto, 
il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, *
per ottenere il primato su tutte le cose. 

Piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza, *
per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, 
rappacificare con il sangue della sua croce *
gli esseri della terra e quelli del cielo.

Dalle orazioni di santa Caterina da Siena, vergine e dottore della Chiesa

Tu, o Maria, sei diventata un libro, nel quale, oggi, viene scritta la nostra regola. In te è oggi scritta la sapienza del Padre. In te si manifesta oggi la dignità, la fortezza e libertà dell’uomo.
Se io considero il grande tuo consiglio, Trinità eterna, vedo, che nella tua luce vedesti la dignità e la nobiltà dell’umana generazione. Per cui, come l’amore ti costrinse a trarre l’uomo da te, così quel medesimo amore ti costrinse a ricomprarlo, essendo egli perduto. Ben dimostrasti che tu amasti l’uomo prima che egli fosse, quando tu lo volesti trarre da te, solo per amore; ma maggiore amore gli mostrasti, dando te medesimo, rinchiudendoti oggi nel vile saccuccio della sua umanità. e che più gli potevi dare, che dare te medesimo? Veramente tu gli potevi dire: Che cosa avrei io dovuto o potuto fare, che non l’abbia fatto?
Così vedo, che ciò che la sapienza tua vide in quel grande ed eterno consiglio, che fosse da fare per salute dell’uomo, la clemenza tua lo volle, e la potenza tua l’ha oggi adempiuto. Che modo trovasti, Trinità eterna, perché si adempisse la tua verità, e facessi misericordia all’uomo, e fosse soddisfatta la giustizia tua? Che rimedio ci hai dato? O ecco il rimedio: Tu disponesti di darci il Verbo dell’unigenito tuo Figliuolo, e che pigliasse la massa della carne nostra, che t’aveva offeso, affinché abitando egli nella umanità, fosse soddisfatta la tua giustizia, non in virtù della deità unita in essa; e così fu fatto, e fu adempiuta la verità tua e soddisfatta la giustizia e la misericordia.
O Maria, io vedo questo Verbo dato a te, essere in te; e nondimeno non è separato dal Padre, così come la parola, che l’uomo ha nella mente, che benchè sia proferita di fuori e comunicata ad altri, non si parte però, né è separata dal cuore. In queste cose si dimostra la dignità dell’uomo, per cui Dio ha operate tante e sì grandi cose.
In te ancora, o Maria, si dimostra oggi la fortezza e la libertà dell’uomo; perché dopo la deliberazione di tanto e sì grande consiglio, è stato mandato a te l’angelo ad annunciarti il mistero del consiglio divino, e cercare la tua volontà; e non discese nel ventre tuo il Figliolo di Dio, prima che tu consentissi con la volontà tua.
Aspettava alla porta della tua volontà, che tu gli aprissi, perché voleva venire in te; e giammai non vi sarebbe entrato se tu non gli avessi aperto dicendo: Ecco l’ancella del Signore, sia fatto in me secondo la tua parola.
Picchiava, o Maria, alla tua porta la deità eterna, ma se tu non avessi aperto l’uscio della tua volontà, Dio non is sarebbe incarnato in te.
Vergognati anima mia, vedendo che Dio oggi si è imparentato con te in Maria: oggi ti è dimostrato, che benchè tu sia stata fatta senza te, non sarai salvata senza te.
O Maria, dolcissimo amor mio, in te è scritto il Verbo, dal quale noi abbiamo la dottrina della vita.
Tu sei la tavola, che ci porgi quella dottrina.

 

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