martedì 12 marzo 2013

Kirikù e la strega Karabà


Il film “Kirikù e la strega Karabà” è un film d’animazione di Michel Ocelot, uscito nel 1998 con le musiche di Youssou N’Dour.
Racconta la storia del piccolo Kirikù nato in un villaggio africano che vive da tempo nel terrore. La perfida strega Karabà ha divorato tutti gli uomini, pretende dalle donne ori e gioielli e ha fatto prosciugare la sorgente d'acqua, rendendo difficile il lavoro e la vita quotidiana. Anche se neonato, Kirikù decide che questo sortilegio deve finire, lui non ha paura e annuncia di voler partire per sfidare la strega. Dopo aver superato ostacoli e pericoli, Kirikù arriva finalmente alla Montagna Proibita. Qui il nonno, conosciuto come il Saggio della Montagna, lo accoglie, lo elogia per il suo coraggio e quindi gli rivela la verità: Karabà non ha mai mangiato gli uomini e non è malvagia; fa del male perché soffre, ha una spina avvelenata nel corpo, che le dà però i poteri di strega. Kirikù decide di “aiutare” Karabà, riesce ad avvicinarla e a toglierle la spina. Ora Karabà non soffre più e con i suoi poteri sono spariti anche i suoi sortilegi. Tutto il villaggio torna a vivere felice, mentre Kirikù e Karabà possono amarsi.


Kirikù è un bambino curioso che chiede sempre perché. Non si accontenta di risposte vaghe o incomplete e ogni risposta apre una nuova domanda. Si potrebbe dire che Kirikù rappresenta la ricerca della verità! Quella ricerca che non si accontenta di risposte preconfezionate e che di fronte alle risposte vaghe degli adulti, coloro che dovrebbero avere le risposte o definizioni alle questioni della vita, chiede sempre perché, ricerca un approfondimento, cerca un’intesa e un dialogo.
La storia di Kirikù non si ferma qui: una volta trovato un primo perché tanto cercato, una volta scoperta la vera ragione del male Kirikù non si ferma qui, ad una mera costatazione. Egli decide di aiutare Karabà, di avvicinarla, di volerle bene e intessere così una relazione basata sull’amore e non più sull’odio, la violenza, il male.

Alcune citazioni dal film:

“Il vecchio saggio dice le cose come sono nella realtà, la strega vuole che crediamo a delle sciocchezze. Più la gente ha paura, più lei è potente.”
La gente crede che lei abbia mangiato gli uomini, ma è una diceria e nessuno cerca invece la verità.

Cercare la verità può essere pericoloso (Kirikù rischia di essere ucciso mentre tenta di raggiungere la Montagna Proibita), ma è solo la verità che ti fa cambiare, fa cadere le barriere (Kirikù prende coscienza che deve aiutare Karabà); cercare la verità ti rende anche fragile (Kirikù confessa al nonno che “a volte sono stanco di essere sempre solo a battermi, e mi sento piccolo e ho paura” ). E’ più facile credere agli amuleti e alla forza che “altri” ti possono dare.
Ma il nonno aiuta Kirikù (“mi sono perduto..sono senza speranza”..) a ritrovare la forza in se stesso: “La tua forza è nell’assenza di amuleti, nell’innocenza nuda e cruda e nell’intelligenza sempre vigile”.

“Lei vuole tutto il male possibile perché soffre..”. La presenza della strega impedisce alla vita di crescere, le piante stesse muoiono al suo passaggio, attorno a lei non ci sono più colori (solo il nero e il rosso della sofferenza). Ma “il male” più grande che riesce a fare è trasformare gli uomini in oggetti. E’ la non-relazione: la sofferenza che vive l’ha resa incapace di “relazioni” e solo l’innocenza di Kirikù, il suo amore gratuito, riesce a liberarla da questa prigione.


1 commento:

Gianfranco ha detto...

Non pensavo che un semplice cartone animato potesse offrire così tanti spunti di riflessione. Grazie della proposta!